Orticaria da valutazione DaD? Una mia riflessione dettata dal buonsenso.

Partiamo dal presupposto che la didattica a distanza non ci basta e per noi, abituati a una interazione costante e diretta coi nostri alunni, diventa talvolta davvero frustrante doverci adattare e accontentare di lezioni online, video e surrogati vari. Non voglio sollevare un vespaio sulle numerose questioni che ci stanno soffocando in questo periodo e mi sono comunque già espressa al riguardo cercando di trarre quanto di più positivo da questa esperienza: 1. Non possiamo che applicare una didattica a distanza (alternative non ce ne sono quindi facciamo in modo di operare in maniera professionale); 2. Possiamo sfruttare l’occasione per crescere professionalmente e imparare a fare didattica in maniera diversa (non c’è scritto da nessuna parte che la didattica sia solo quella fatta in un’aula che accoglie studenti in carne e ossa); 3. Impariamo anche noi che nell’emergenza non ci si deve arrendere ma dobbiamo sviluppare nuove strategie; 4. Cerchiamo di trasformare la nostra capacità di coinvolgere i bambini in aula anche attraverso la DaD; 5. Cerchiamo di essere un esempio per i nostri alunni e non farci sopraffare da ansie, preoccupazioni e arrendevolezza ma piuttosto mostrare loro come è possibile trovare alternative e soluzioni ai problemi che ci si presentano dinnanzi. In questo momento ci si è resi conto che la scuola non era pronta ad affrontare una situazione simile ma allo stesso tempo ci siamo rimboccati tutti le maniche (insegnanti, genitori e alunni) e abbiamo cercato di trovare delle soluzioni per non far cadere nel vuoto mesi di scuola. Questa può essere una grande occasione per rivedere una serie di questioni cruciali che riguardano il nostro sistema formativo, la capacità della scuola di accettare le nuove sfide, l’elasticità mentale dei docenti di rimettere in gioco il loro modo di operare e di rielaborare le proprie competenze in una chiave del tutto nuova (o quasi), di ripensare in maniera seria la formazione del personale docente e la sua professionalità. Capire una volta per tutte che il modo di apprendere, che ci piaccia o meno, è cambiato. Già da tempo si è abbandonata la classica lezione frontale (esiste certo… ma fare scuola è molto altro) che non basta più proprio perché è cambiato il modo di apprendere. E gli insegnanti che studiano e si formano costantemente se ne saranno resi conto sulla loro pelle… pur avendo imparato a studiare in maniera diversa. Figuriamoci quanto dev’essere diverso per i nostri alunni. Ecco, ripartiamo proprio da qui. Sfruttiamo questa occasione per insegnare ai nostri alunni ad apprendere sfruttando al meglio le nuove tecnologie, facendole diventare uno strumento di crescita e di formazione. Guidando i nostri alunni continueremo a fare esattamente quello che facevamo in classe: prestare attenzione alle loro esigenze, favorire lo scambio e la collaborazione, aiutare a mantenere i rapporti tra compagni, insegnare ad utilizzare al meglio gli strumenti, condurli verso nuove forme di apprendimento e aiutarli a capire se il loro lavoro sta dando dei frutti oppure è necessario trovare nuove strategie. Questo ultimo punto è proprio quello che voglio affrontare in queste righe: la questione della valutazione.

Questione spinosa sempre (oggettiva, soggettiva, formativa, sommativa… utile… non utile?) ma soprattutto adesso. Non sto qui ad elencare tutta una serie di problemi che riguardano la situazione attuale. Questioni che sicuramente state affrontando tutti e che diventano le preoccupazioni più grandi: come poter aiutare i bambini che non hanno i mezzi per poter fare didattica a distanza (alunni senza pc o senza Wi-Fi, alunni con genitori che lavorano e che da soli non possono gestire le attività online, alunni abbandonati a loro stessi perché la situazione familiare è drammatica e la scuola passa in secondo piano, …) ma soprattutto come poterli valutare a fine anno se non hanno partecipato alle attività? Ognuno di noi, ne son certa, avrà avuto modo di trovarsi di fronte a situazioni simili e sono certa che si sta facendo di tutto per “recuperare” e aiutare questi bambini. Fondamentale è infatti garantire il diritto allo studio. Non possiamo permettere che i bambini si sentano esclusi e dobbiamo cercare di attivare le strategie più efficaci, coinvolgendo anche l’Istituzione scolastica che deve fungere da garante a questo diritto. Partendo da questo presupposto voglio poter riflettere sulla valutazione di alunni che mediamente riescono a partecipare all’attività a distanza. Perché anche in situazioni in cui tutto fila liscio… non è comunque semplice operare delle valutazioni. Mi direte voi? Ma in questo contesto… valutare è fondamentale? Beh, questo dipende da voi. Per me, che faccio della valutazione un momento di crescita… lo è. Soprattutto in questa situazione. Premesso che valutare per me non significa assegnare (o infliggere) un voto ma significa poter monitorare con cognizione di causa situazioni per poi operare cambiamenti o continuare sulla stessa strada. È un po’ il discorso che faccio sempre con i miei alunni: le verifiche servono a voi per capire se state lavorando bene e se quanto avete studiato è diventato qualcosa di vostro, che riuscite a padroneggiare in autonomia, ma serve anche a me per rendermi conto se qualche argomento va ripreso oppure devo cambiare il mio modo di spiegarvi le cose. Esistono i voti, certo. Quelli li consideriamo come delle bussole… se il voto ha un certo “punteggio” significa che stiamo facendo bene oppure possiamo fare meglio. Se prima il punteggio era basso e ora va bene ma non è il punteggio massimo (stabilito nel 10 ma che non significa migliore o peggiore) è comunque positivo perché significa che ci stiamo impegnando! Insomma… questo è! Il voto non determina promozioni o bocciatura, non determina una classificazione dei bravi e dei meno bravi, il voto non è né un premio né una punizione. Il voto è un indicatore. (Diventa frustrante ricevere un voto nel momento in cui docenti e insegnanti puntano tutto sul voto e lo fanno diventare ansia da prestazione! Ma noi… nella vita dobbiamo anche imparare a gestire il giudizio degli altri e dobbiamo entrare nell’ottica che prima o poi verremo valutati… per essere assunti o per proseguire gli studi). Proprio per questo stabilisco sempre delle rubriche di valutazione a cui assegnare un voto a punteggio ottenuto (tenendo conto delle competenze e delle conoscenze) per quanto riguarda gli scritti; per questo motivo cerco sempre di essere trasparente nei criteri di “valutazione” che applico all’orale; per questo motivo condivido sempre consigli e suggerimenti dopo una verifica facendo del confronto e della metabolizzazione della prova un momento di crescita costruttiva; per questo motivo sto cercando di insegnare ai miei alunni l’autovalutazione. Anche i genitori dovrebbero aiutare i propri figli a vivere il momento della valutazione come una delle tante possibilità per fare i conti con se stessi e il proprio operato. Qualcosa di positivo e utile. Se tutto questo non si fa… allora sono anche io contraria ai voti e alle valutazioni. Non servono a niente.

Posto ciò… Tutto questo mi consente di valutare anche i miei alunni online?

Parto proprio da questa riflessione e inizio a farmi delle domande. In classe mi bastava uno sguardo per capire se un argomento era chiaro, se i compiti erano stati fatti, se persistevano dei dubbi oppure si accendevano le così dette lampadine. Un giro tra i banchi mi consentiva di osservare quaderni, di sondare il terreno, di acciuffare i timidi che non riuscivano a dire che quell’argomento non l’avevano capito completamente. Anche i momenti di verifica filavano più lisci: erano tutti lì… sotto il mio sguardo capace di intercettare difficoltà e SOS ma anche occhi allungati verso altri quaderni e quindi perdita della concentrazione (perché il problema del copiare… è proprio questo non il fatto che si è copiato e quindi la prova non è valida!). Capite bene che a distanza le cose cambiano. Ma non cambiano le premesse di cosa significa valutare.

Come sto lavorando: ogni giorno ci incontriamo online per circa un’ora e facciamo lezione condividendo materiali, sfogliando e leggendo il mio libro virtuale (e il loro cartaceo), usando la lavagna virtuale e lavorando sul quaderno (il mio virtuale e il loro cartaceo). Sono più o meno riuscita a ricreare la lezione tipo che facevo in classe: pongo domande, cerco di incuriosire, li faccio partecipare, solleviamo questioni e lavoriamo insieme. Condividiamo tutto. Per me è più difficile e faticoso lavorare così e anche per loro. Io stessa, quando uso il digitale, fatico a mantenere più viva la concentrazione, sono distratta dalla digitazione e faccio più errori. La concentrazione è più bassa. Ma anche questo diventa momento di “valutazione”… nel senso che i bambini attenti mi segnalano sviste, correggono gli errori… e mi dimostrano che stanno partecipando in maniera attiva. A volte sbaglio volutamente per capire se stanno seguendo in maniera attiva. Si dice che due ore di lezione frontale a scuola corrispondono, più o meno, come impegno intellettuale a un’ora di lezione virtuale. Le mie lezioni durano massimo un’ora… a meno che non ci si sia trattenuti un po’ di più a chiacchierare e a raccontare come sta andando la quarantena. Perché anche questo è importante. Quello che dobbiamo fare in questo momento è sicuramente mantenere la socializzazione tra di noi. Lo dice esplicitamente anche la nota ministeriale 368 del 13/03/2020. In questo momento la dimensione normativa ci deve guidare. Ricordiamoci quanto sancito dal DPR 122/2009  e il D.Lgs 62/2017 su processo di apprendimento e processo formativo. Ricordiamoci che i criteri di valutazione presenti nel PTOF sono comunque sempre il nostro punto di riferimento fondamentale e si tratterà di limarli in vista del nuovo contesto (il contesto è cambiato… non gli alunni e non il nostro modo di insegnare).

Quali sono le domande che ci assillano di più? La restituzione degli elaborati è fondamentale? E se li correggo e loro non li leggono? Chi, come, perché e quando valutare ? Come valgono le verifiche e le esercitazioni che fanno a casa… se non so come le hanno fatte e con chi? Sono veritiere?

A mio avviso è necessario inquadrare la valutazione in un’ottica diversa, trovare alternative al sistema docimologico che abbiamo utilizzato sino a poco tempo fa, puntare sull’aspetto formativo della valutazione e fare riferimento, in maniere piena, alle competenze più che alle mere conoscenze. Dobbiamo entrare nell’ottica che, adesso più che mai, dobbiamo affiancare i nostri studenti nei processi di apprendimento aiutandoli ad orientare il proprio operato per potenziare l’apprendimento (è un po’ il discorso che facevo prima sulla consapevolezza grazie all’autovalutazione). Più che valutare in maniera sterile e meccanica dobbiamo sicuramente: dare dei feedback costruttivi su quanto hanno fatto; valorizzare i progressi e incoraggiare il loro operato; generare emozione e suscitare curiosità ed entusiasmo; attivare meccanismi di coinvolgimento e partecipazione. Potenziamo al massimo il momento dell’autovalutazione in modo che l’alunno si senta parte in causa nel suo processo di apprendimento e ne diventi responsabile, condividiamo gli obiettivi della valutazione e aiutiamo gli alunni a capire come lavorare con maggior soddisfazione.

Come valutare? Quali tecniche possiamo mettere in atto visto che il contesto è cambiato? Prima di tutto puntiamo sulle competenze (le 8 competenze chiave in questo momento possono essere sondate molto bene) e predisponiamo delle rubriche di valutazione che ci consentono di valutare in maniera oggettiva (o il più oggettiva possibile) e che possano essere condivise con gli studenti (e i genitori). I criteri che decidiamo di utilizzare devono essere obiettivi e ci devono aiutare nel nostro intento: capire se i nostri alunni stanno raggiungendo gli obiettivi stabiliti da programmazione annuale. Teniamo conto sicuramente della situazione e cambiamo il nostro modo di misurare affinché sia adeguato al contesto e alla situazione ma anche alle diverse esigenze emerse. Questo non ci deve far diventare più clementi! Dare voti alti perché la situazione è difficile significherebbe fare un torto ai nostri studenti. Dobbiamo assegnare voti o giudizi giusti. Corretti, fedeli e onesti. Diversamente il valore formativo della valutazione perderebbe proprio senso. Apprezziamo sicuramente la progressione e l’impegno del singolo allievo e rendicontiamo sempre quanto riusciamo a sondare, sia dai confronti online che dalle restituzioni degli elaborati, la partecipazione, l’impegno, la creatività e la capacità di trovare nuove soluzioni ai problemi posti. Valutiamo la logica e la loro capacità di ragionare. Per fare questo non occorreranno interrogazioni a tappeto e prove di verifica serrate. Basterà stabilire rapporti, curare la relazione di fiducia che abbiamo instaurato coi nostri alunni. Mettiamo in modo le intelligenze multiple dei nostri alunni e facciamo in modo che loro stessi ne prendano coscienza!

Ma dobbiamo fare delle verifiche? Quali e come? E le interrogazioni?

I momenti di “valutazione” sono comunque continui. Poi è ovvio che dovremmo procedere con esercitazioni. Ci sono state quelle di fine terzo bimestre e ci saranno quelle di fine anno… perché alla fine ci saranno gli scrutini e soprattutto, perché gira e rigira, dovremo capire se questo anno scolastico, nonostante tutto, è stato proficuo. In generale: 1. Puntiamo sulle competenze chiave; 2. Non eccediamo in verifiche e compiti da consegnare; 3. Stabiliamo criteri di misurazione condivisibili e assegniamo punteggi, o giudizi sotto forma di consigli o incoraggiamenti o complimenti, o i voti declinati all’uso che ne facevamo comunque in classe (io associati ai punteggi per competenza). Le prestazioni da valutare riguarderanno le competenze disciplinari e trasversali: si orienta nel contesto disciplinare? Comprende quanto proposto? Sa rielaborare le informazioni proposte utilizzando vari canali? Riesce ad usare gli ambienti di apprendimento suggeriti? Sa esporre i contenuti? Mantiene vivi i rapporti con i compagni anche in chiave collaborativa? Quali sono i suoi tempi di apprendimento? È organizzato e riesce a lavorare in autonomia? È in grado di chiedere aiuto e argomentare dubbi e perplessità? Interagisce con senso logico? Partecipa attivamente a tutte le attività proposte?

E se nei compiti o nelle esercitazioni copia? Beh, allora chiediamoci perché ha la necessità di copiare! Quando ho somministrato la prima esercitazione ho chiarito da subito che veniva proposta per capire quali argomenti erano oramai acquisiti e quali invece erano da riprendere. “Bambini, se fate tutti delle verifiche perfette significa che avete capito tutto e quindi possiamo andare avanti con i lavori. Se copiate o vi fate aiutare… non state facendo un favore a voi stessi. Vi state imbrogliando da soli e in più io non posso capire se avete bisogno del mio aiuto”. Il discorso è questo. Le esercitazioni che ho fatto sono state abbastanza fedeli all’operato dei bambini a scuola… e questo mi ha dimostrato che sono stati onesti. Ma io mi fidavo comunque di loro e dei genitori. Abbiamo anche visto dei grafici a torta tramite i test di Edmodo e di GoogleModuli, dopo, per analizzare quali argomenti fossero ancora difficili per alcuni mentre alcuni erano stati acquisiti da tutti. Questo ci ha permesso di sentirci parte della nostra comunità scolastica. Difficoltà e successi sempre condivisi! Dopo le esercitazioni ho mandato a ciascuno un riscontro e dato dei consigli su quali aspetti rinforzare o rivedere. Li lascio liberi anche negli esercizi di rinforzo: “Se ti rendi conto di avere bisogno di fare qualche esercizio sulle divisioni… perché non ti senti ancora sicuro… fai pure e scegli in autonomia come gestire il tuo lavoro”. Non voglio che i compiti vengano visti come un obbligo fine a se stesso. Dopo le verifiche ho fatto delle mini-video-lezioni in cui ho potuto riprendere alcuni argomenti più ostici per loro o che magari erano ancora fonte di dubbio o incertezza. Questo ha consentito loro di poter recuperare dei pezzi del puzzle necessari per proseguire oltre. Lo scambio diretto e quotidiano ci permette di intraprendere insieme questo percorso. È di grande aiuto a tutti noi lavorare così: me per prima!

Questione della tracciabilità, ossia: tutto ciò che producono gli studenti deve essere tracciabile al fine della valutazione? Per quanto mi riguarda no! Come non lo è a scuola. A scuola non risulta tracciabile la partecipazione, l’entusiasmo, la risposta brillante date durante una lezione… o la capacità di aiutare un compagno. Ma, nonostante tutto, se ne tiene conto. Stessa cosa accade in questo periodo. Ma allora… cosa risulta tracciabile? Sicuramente le verifiche scritte, magari le interrogazioni (se abbiamo deciso di attivarle). Le verifiche scritte possono essere sincrone o asincrone ma comunque è importante rispettare i tempi di consegna (i minuti per i test a tempo e i giorni per le esercitazioni in restituzione). Questo deve essere chiaro da subito. I tempi di consegna sono importanti perché consentono di dare un riscontro quasi immediato e poter poi programmare le attività senza lasciare nessuno indietro. È una questione di rispetto nei confronti di chi deve correggere (noi insegnanti) e nei confronti di chi ha consegnato in maniera puntale (i compagni e con loro i genitori). Ovvio è che in una situazione come questa ci può stare la svista, la difficoltà con la connessione… o l’attendere che rientri a casa il genitore per procedere con l’upload del file da consegnare. Sicuramente un po’ di elasticità non guasta. Tariamo noi i tempi giusti che consentano a tutti di sentirsi al passo con il resto del gruppo. Per quanto riguarda le interrogazioni orali decidiamo in base ai nostri alunni e al tipo di attività che stiamo impostando. Vedendo i miei alunni quasi quotidianamente ho la possibilità di fare dei piccoli riscontri proprio come mi accedeva di fare in classe. Anche online si verificano le sfide all’ultimo sangue per chi acquisisce il diritto di parola per primo e poter così rispondere. Possiamo comunque decidere se organizzare piccoli gruppi per discutere di un argomento; se attivare incontri tra due studenti alla volta o magari un brainstorming tutti insieme. In questo contesto potrebbe essere anche interessante attivare compiti di realtà o autentici per sondare una serie di competenze acquisite.

Quali criteri di valutazione utilizzare?

Sempre in accordo con il PTOF d’Istituto, focalizziamo l’attenzione su questi aspetti: monitoriamo e teniamo conti di impegno e partecipazione; valutiamo il metodo di studio e la capacità di organizzare al meglio il lavoro; valorizziamo la creatività e l’originalità di interventi e elaborati ma anche di risoluzione di problemi sorti in corso d’opera; diamo importanza alla disponibilità di collaborare con compagni e insegnanti; teniamo conto dei progressi rilevabili nell’acquisizione delle conoscenze, abilità e competenze (magari anche in maniera trasversale); sondiamo la costanza nello svolgimento delle attività.

In questi giorni, ad esempio, per attivare un controllo sui compiti assegnati, ma soprattutto per rendere attivo anche il momento della correzione, ho escogitato un sistema. La correzione dei compiti online, mi son resa conto, prendeva molto tempo e annoiava. Così, dall’altro giorno, ho deciso di correggere insieme solo i compiti a mio avviso i più ostici (e che magari mi consentono di imbastire un discorso d’aggancio a nuovi argomenti o riflessioni) e di gestire i compiti di routine (che comunque vanno corretti perché consentono di far monitorare ai bambini il loro operato) in modo diverso. Il giorno della restituzione del compito (premetto che a me non mandano niente ma, ognuno in autonomia verifica e corregge a partire dai miei riscontri) carico il file con i compiti corretti. Faccio lo screenshot della pagina del libro virtuale, lo carico su iPad, faccio il compito e poi lo trasformo in PDF condivisibile… ma con alcuni errori! Quando carico il file avviso i bambini che ci saranno un tot di errori (su 30 esercizi… 3 errori, ad esempio) commessi da me quindi loro, a partire dai loro compiti dovranno correggere il mio! Ovvio che i risultati che corrispondono sono i compiti giusti mentre quelli che hanno discrepanze vanno verificati: o il loro o il mio. Questo rende attiva la loro correzione, consente di attivare attenzione e capacità risolutiva, migliora l’autostima. Mi consente anche di capire chi verifica i compiti e chi no. Quando qualcuno trova i tre errori mi deve scrivere privatamente su Edmodo e indicarmi dove e perché c’è stato un errore e se ha fatto giusto si guadagnerà un punto positivo! Devo ammettere che nella mia classe ho già individuato tanti futuri colleghi insegnanti che mi potranno sostituire già dal mese di maggio. Questo sistema mi consente di verificare una serie di competenze in un colpo solo e piace anche ai bambini. I compiti servono nel momento in cui attivano nuova competenza o rinforzano il lavoro fatto insieme. Impensabile, a mio avviso, assegnare compiti senza tener conto di questi aspetti.

Concludo questo lungo discorso ricordando alcune cose fondamentali. Io sto vivendo questo periodo con la mia classe: una quarta di scuola primaria. Sono bambini svegli, volenterosi e abituati a lavorare con me in un certo modo dalla prima. Avevo già attiva la piattaforma Edmodo e i bambini hanno lavorato dalla prima per isole cooperative, abbiamo applicato la didattica della classe rovesciata per diversi progetti e sperimentato sia in ambito matematico che scientifico… ma anche informatico. Quindi si lavora da anni per sviluppare un pensiero che sia divergente, critico e attivo. Faccio del mio meglio affinché capiscano che il loro lavoro è importante e stanno costruendo le basi del loro futuro. Quindi ritengo che siano bambini responsabili. Se avessi avuto quest’anno una classe prima… sarebbe stato sicuramente un altro mondo! Altro punto cruciale: i genitori. Ho la fortuna di lavorare (sì, perché il lavoro che faccio io è in concertazione con quello dei genitori) con dei genitori attenti, presenti, disponibili, collaborativi e pazienti. Io mi fido di loro e sento che anche loro si fidano di me. Questo mi consente di poter lavorare bene con i loro figli. Mi sento libera di chiedere il loro aiuto e la loro collaborazione o di manifestare perplessità nello stesso momento che anche loro fanno la medesima cosa con me. Il rapporto di fiducia è tutto. Si lavora uniti per il bene dei bambini e sento anche di condividere con loro molte delle buone prassi che cerco di mettere in atto. Senza questa base fondamentale il mio lavoro in questo mese sarebbe stato davvero difficile e stressante. Quindi mi considero davvero una insegnante fortunata!

2 Comments on “Orticaria da valutazione DaD? Una mia riflessione dettata dal buonsenso.”

  1. Più che fortunata..sei una brava insegnante che dà tutto agli alunni e questo paga sempre..si fa fatica ma si ricevono in cambio tante soddisfazioni..e tanto amore: quello che metti nel tuo lavoro:)

    1. Grazie di cuore! Ti abbraccio forte 🙂 Fare il proprio lavoro con passione e amore ripaga sempre… anche dalle fatiche! Buon lavoro appassionato anche a te

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