Musica in amicizia: quando la recita di fine anno diventa una bella esperienza

flavioL’anno scorso, per completamento, ho insegnato informatica, educazione fisica e musica in una terza di scuola primaria. Era la mia prima volta da insegnante di musica e, tenendo conto che la passione per la disciplina non basta, mi sono rimboccata le maniche per portare avanti un programma non lasciato al caso. Bisogna sapere che sovente la musica, nella scuola primaria, viene insegnata da maestri che non hanno avuto una formazione musicale (e io mi metto con loro nel grande calderone dei “non specializzati”) ma che si rifanno alle competenze apprese alla scuola media. Poi ci sono insegnanti, ancora pochi purtroppo, specializzati in linguaggi musicali (quindi diplomati, ad esempio, al conservatorio) e, a mio avviso, sarebbe auspicabile che la musica nella scuola primaria venisse insegnata proprio da loro. Tra i docenti, specializzati e non, ci sono poi quelli che, non avendo alcun tipo di formazione al riguardo e nessuno stimolo a mettersi in discussione, continuano a pensare che “fare musica a scuola significhi proporre le tipiche canzoncine improvvisate a Natale, portando avanti l’ascolto passivo di semplici brani. Nel mio caso, oltre ai tre anni delle scuole medie – in cui ho imparato a suonare il metallofono, l’abc del linguaggio musicale e tanta buona storia della musica – e la formazione universitaria, la passione viscerale e qualche workshop con esperti del settore (ne ho seguito uno, ad esempio, con il maestro Walter Thompson a dir poco strepitoso), ho cercato di proporre un percorso che tenesse conto delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo ma reso più vitale e dinamico grazie a: utilizzo delle nuove tecnologie, collegamenti con il linguaggio delle immagini, scrittura musicale creativa, percorsi di espressione e composizione istantanea corporea (di ispirazione al soundpainting). Secondo il mio stile, ho cercato di fare del mio meglio e, devo ammettere, non è andata poi tanto male 😉 Elaborata una programmazione annuale che tenesse conto delle competenze e degli obiettivi di apprendimento da raggiungere e rispettasse le inclinazione della classe stimolando motivazione, ho iniziato con la mia classe un viaggio musicale all’insegna della scoperta e dell’espressione di sé. Tutto bene… sino a quando la collega prevalente mi ha chiesto un aiuto per la recita di fine anno. Lei, con grande entusiasmo devo ammettere, ha cercato di coinvolgermi e io, con molta titubanza, ho deciso di accettare. Sarei stata abbastanza “preparata”? Purtroppo ho una “specie di malattia” professionale: se porto avanti un percorso lo devo fare con la massima competenza e partecipazione. Non mi piace lasciare niente al caso, nel mio lavoro sono serissima e non mi piace improvvisare competenze che non ho ben sviluppato. Quindi che ho fatto? Mi sono rimboccata le maniche e grazie anche al prezioso aiuto della mia cara collega sono riuscita nell’intento. Ecco il mio lavoro:
La rappresentazione teatrale scelta dalla collega si ispira al bellissimo racconto per bambini Il bosco che corre e affronta il tema dell’amicizia e della solidarietà. La collega ha curato tutti gli aspetti riguardanti la recitazione e la scenografia, io mi sono occupata di musiche e coreografie. La prima fase del lavoro è stata la ricerca dei brani musicali. Dopo accurate ricerche e con il prezioso aiuto dei bambini, abbiamo individuato le musiche di apertura e chiusura scene, alcune musiche di accompagnamento e la canzone iniziale. Ho rielaborato con un programma apposito (ho usato Audacity) alcune tracce musicali in modo da adeguarle alle necessità sceniche – sono intervenuta sulla durata dei brani in rapporto alle scene e alla recitazione dei bambini, ho modulato alcuni pezzi per esigenze sceniche. A questo punto, durante la mia ora di musica, abbiamo iniziato a provare i brani. Quello di apertura era uno scioglilingua senza senso. I bambini entrano in scena a piccoli gruppi (gli animali, gli alberi e gli uccellini) cantando un pezzo di canzone e compiendo dei semplici movimenti. Le voci dei bambini si alternano e io, attraverso dei semplici movimenti di ispirazione al soundpaint (che i bambini avevano iniziato a conoscere insieme a me), dirigo le loro voci giocando anche su tonalità diverse (crescendo-diminuendo-alti-bassi). I brani scelti per gli intermezzi tra una scena e l’altra sono privi di parole e segnano determinati momenti. Tra questi prepariamo una coreografia apposita per il momento clou della recita: il protagonista viene salvato da tutti gli altri personaggi. In questa scena i bambini danzano con un semplice girotondo e compiono delle azioni specifiche. È una scena molto gioiosa. Resta però un problema: quale canzone scegliere per concludere lo spettacolo? La collega suggerisce di cercare una canzone sull’amicizia visto il tema della recita… ma le canzoni che trovo sono banali, troppo conosciute e con significati che si discostano troppo dalla nostra rappresentazione. Che fare? Nella disperazione penso pure di trovare una base musicale e far scrivere il brano ai bambini. Ma il tempo stringe e le ore a disposizione sono poche visto che nel frattempo abbiamo pure iniziato a recitare le scene nel palcoscenico della scuola. Ma una mattina, per caso, su Facebook mi imbatto nella nuova canzone di un amico cantautore, Flavio Secchi. È proprio il titolo che mi cattura all’istante “La canzone dell’amicizia”! Vado su YouTube e ascolto: è la canzone perfetta!!! Orecchiabile, nuova, il testo che calza a pennello. Contatto Flavio e gli chiedo se possiamo usarla per la recita e lui felice mi dice che magari verrà pure a vederci. Così la propongo ai bambini che felici decidono di cantarla subito. Procuro il testo e la base. Inizia così la nostra avventura! “La canzone dell’amicizia” diventa il nostro inno e così a fine anno, con la recita pronta e le canzoni da cantare arriva pure Flavio che commosso assiste al nostro spettacolo. I bambini sono felici e onorati. Chiedono autografi e con grande gioia cantano la canzone con Flavio che, guarda un po’, ha portato pure la chitarra! Un momento di gioia e felicità per tutti: un vero successo! Come prima recita della mia vita devo dire che non mi posso proprio lamentare 🙂 E poi… facciamo pure notizia!

Qui si parla di noi!

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