L’importanza della condivisione: LA STORIA DELLA FINESTRA SULL’ALBERO

Ultimamente ho avuto modo di riflettere sulla mia esperienza con La finestra sull’albero e ho concretizzato che oramai sono sul web da quasi sette e intensi anni. Devo dire che dal mio primo post (in cui mi faccio quasi tenerezza)  è successo davvero di tutto e ho fatto molta strada. Certo è che mai mi sarei aspettata di poter ricevere così tanta soddisfazione dal mio lavoro… per non parlare della visibilità ottenuta.

Giovedì scorso sono stata invitata a partecipare al 3° ciclo di incontri organizzato dalla collega Anna Rita Vizzari (che vi consiglio di googolare perché troverete davvero tanti spunti di riflessione e di possibilità di progettazione/formazione intorno al suo lavoro a 360°) per l’Ufficio Scolastico Regionale Sardegna (PNSD – Ciclo webinar “Xenia” 3 Regali per gli ospiti ) per raccontare la mia esperienza con il mio sito. La mia prima partecipazione come relatrice. Oltre me molti ospiti illustri dall’isola e d’oltre mare. Emozione ma soprattutto: e ora che racconto? Questo mi ha permesso di riflettere su alcuni aspetti che hanno segnato questi anni da “maestra-blogger”… e, dopo averli condivisi a voce con i colleghi che hanno partecipato e seguito l’incontro voglio condividerli, come mio solito, anche con voi. E vedrete che CONDIVISIONE è stata proprio la chiave di lettura di tutta la mia riflessione. PS alla fine credo sia andata bene e, nonostante l’emozione, sono riuscita a godermi quel momento e, allo stesso tempo, riflettere e imparare dagli interventi dei colleghi e delle colleghe.

La finestra sull’albero, qualcuno forse lo ricorderà, è nata un po’ per gioco su una piattaforma strutturata gratuita (wordpress) nell’autunno del 2015. Solo 2018 è diventata un sito internet a cui sono inoltre collegati una serie di canali social che mi consentono di interagire con tantissimi docenti.

Il titolo del mio intervento “Esperienza di creazione e condivisione tramite un sito didattico” mi ha spinto a riflettere su  quanto potesse essere utile e interessante, in quella sede, parlare della mia esperienza in una realtà digitale, un metaverso, che pullula di siti didattici curati da docenti di ogni ordine e grado. Perché un docente senta la necessità di occupare uno spazio del web per parlare di scuola? Quante energie riversa in questo suo progetto, quali spunti e materiali propone? Io credo che alla base di tutto ciò ci sia una smania di condivisione, il piacere di poter rendere fruibili ad altri idee, spunti, materiali ma anche di avere una certa visibilità. A pensarci bene il web stesso è diventato una vetrina di ciò che siamo, cosa pensiamo, cosa facciamo. I social media si reggono proprio su questa nostra voglia di “mostrarci” in un modo o nell’altro.

Iniziando a riflettere sul “piacere della condivisione” mi è venuto in mente un racconto tratto dal libro di Peter Bichsel “Storie per bambini” (che negli anni mi è capitato spesso di utilizzare in classe). In questa raccolta di racconti brevi l’autore destabilizza il mondo dei luoghi comuni offrendo degli spunti di riflessione per reinventare la realtà che ci circonda. Tra questi racconti c’è “L’inventore”, la storia di un vecchio inventore che nella sua vita non ha fatto altro che star rintanato in casa a ideare tutto ciò che gli viene in mente. Geniale e creativo, grande lavoratore ma chiuso in se stesso, forse per paura o forse perché troppo preso dalle sue idee, resta chiuso nel suo guscio per quarant’anni inventando tutto ciò che c’è, secondo lui, da inventare ma senza mai mostrare niente a nessuno. Ma quando finalmente decide di proporre le sue invenzioni al mondo scopre che tutto è già stato inventato e costruito da qualcun altro! Mettendo il naso fuori di casa, trova una società mutata ma soprattutto capisce che ciò che ha inventato lui non è più utile a nessuno… perché già esistente da tempo e addirittura anche modificato in base alle esigenze in continuo cambiamento. Così, con l’amaro in bocca, decide di richiudersi in se stesso e continuare il suo progetto solo per sé, triste e in solitudine. Perché mi è venuta in mente questa storia? Perché fondamentalmente ciò che noi viviamo è esattamente il contrario di quanto vive il protagonista della storia. La capacità di connetterci agli altri per proporre noi stessi, in un modo o nell’altro, ci offre l’opportunità di far correre le idee, poterle sviluppare e magari renderle concrete. L’importanza stessa della condivisione è quasi diventata la chiave per favorire il progresso della nostra società.

Il protagonista della storia ci sembra “assurdo” proprio perché non condivide le sue idee con nessuno. Infatti, per l’essere umano condividere spazi, oggetti, idee e traguardi è una necessità da sempre e oggi più che mai. Il nostro bisogno di essere ascoltati infatti risponde al nostro bisogno di comunità e il concetto stesso di comunità, in questi ultimi decenni, è profondamente cambiato offrendoci uno scenario che sino a qualche tempo fa non eravamo neanche in grado di immaginare. Parlo proprio del metaverso, il mondo di internet. Condividere in rete fa infatti parte della nostra quotidianità, alcuni studi dimostrano che crei in noi effetti benefici (ma non solo, genera emozioni positive ma anche negative… ci prende a tal punto da generare in noi sentimenti forti e contrastanti) e questo ha sicuramente un riscontro anche nella nostra vita “reale”… oltre che in quella “virtuale”.

Quello che stiamo cercando di fare oggi è trovare un punto di incontro tra le due realtà, virtuale e reale, in modo che si fondano e possano generare un nuovo palcoscenico sul quale costruire qualcosa di proficuo per tutti. A questo punto la scuola deve, in qualche modo, assorbire questa nuova tendenza in maniera costruttiva. Insegnare l’utilizzo dei nuovi media per educare una fruizione attenta, attiva e produttiva culturalmente, socialmente e creativamente è uno dei punti cruciali per ripensare il nostro modo di fare scuola e formare le nuove generazioni.

PERCHÉ IL MIO SITO.

Io insegno alla scuola primaria da una decina d’anni e ho iniziato a farlo perché insegnare mi stimola, mi diverte e, per ora, mi piace. L’ho scoperto da adulta e con l’insegnamento son riuscita a riunire tutte le esperienze lavorative e formative precedenti ma anche le passioni che mi hanno sempre contraddistinta. Quindi, quando ho iniziato ad insegnare alla scuola primaria l’ho fatto con grande slancio e a modo mio: cercando di mettere a frutto le mie competenze ma soprattutto la mia voglia di continuare ad imparare. Così prima di andare in scena, perché la lezione la vivo sempre un po’ come un attore vive il palcoscenico… un palcoscenico molto “interagente” intendo, ho sempre progettato, scritto, ideato e sviluppato “il mio copione”. Un canovaccio dal quale partire che, noi docenti lo sappiamo bene, dobbiamo essere in grado di stravolgere e rendere dinamico in base agli stimoli, all’interazione e alle esigenze (nate anche in corso d’opera) dettate dalla classe. Comunque, l’avere una base solida ci consente anche la libertà di poter modificare ciò che abbiamo progettato ma con cognizione di causa e preparazione. Ok improvvisare ma sino ad un certo punto.  Quindi ogni volta che ho cercato un albo illustrato da leggere per introdurre un argomento, progettato percorsi laboratoriali, creato attività da proporre alla LIM, inventato giochi, strutturato materiali da utilizzare tra i banchi o da proporre sul quaderno… per fare qualche esempio… ho scritto. Così, dopo solo due anni avevo tra le mani moltissimo materiale che restava nelle cartelle del mio computer. Certo, magari mi capitava di andarlo a ripescare ma comunque non restava mai tale: sentivo la necessità di modificarlo in base alla classe nella quale lo proponevo o magari, nel frattempo, avevo inserito dei nuovi spunti nati dal confronto con altre colleghe o da nuovi corsi di formazione seguiti.

Così mi son detta “Perché non metterlo a disposizione di altri docenti?”. Io stessa quando ho iniziato il mio percorso da insegnante nella scuola ho avuto bisogno di imparare e mettere a punto quanto studiato all’università. Per farlo mi sono affidata a manuali, guide didattiche, siti internet di settore e soprattutto ho trovato delle colleghe esperte che mi hanno guidata, consigliata e sono state anche delle fonti di ispirazione. Con il mio blog ho cercato quindi di rendere fruibili tutte queste necessità pensando alle nuove colleghe ma anche a chi, insegnando da anni, sente la necessità di guardare oltre o ha bisogno di nuove idee.

Inizialmente, ho usato la piattaforma WordPress rispolverando anche alcune competenze informatiche acquisite negli anni di studio (sono una ragioniera programmatrice pentita io) e iniziando a caricare, in maniera maggiormente fruibile, tutto ciò che avevo nel mio archivio personale. Nel frattempo, avevo la mia classe e così ho continuato ad aggiornarlo periodicamente. La mia idea iniziale è stata quella di condividere le mie lezioni per dare spunti e idee ad altre insegnanti.

A differenza dei molti siti online curati da docenti della scuola primaria il mio è nato con l’intento di non caricare schede stampabili. Non ho mai amato la didattica, se così può esser chiamata, delle schede e ogni volta che andavo a cercare idee e stimoli sul web mi imbattevo sempre in siti che proponevano soprattutto schede da stampare ed essere distribuite agli alunni in maniera passiva. Qualche volta venivano proposte sequenze di immagini che ripercorrevano le tappe fondamentali di attività svolte in aula ma niente di più. L’esperienza in questi siti internet era sempre molto povera e deludente per me. Sto parlando di diversi anni fa, oggi le cose sono fortunatamente cambiate… anche se la caccia alle famose “matrici da stampare” persiste ancora. Oggi esistono siti internet curati da singoli docenti o da team di insegnanti che propongono davvero idee ottime, materiali interessanti, spunti di riflessione fondamentali.

Quando ho creato il mio blog ho cercato di farlo in linea con le mie necessità e il mio modo di lavorare. Oramai mi conoscete. Nei miei post, solitamente, cerco di offrire quasi sempre un inquadramento metodologico e didattico dell’attività che andrò a sviluppare, faccio il punto della situazione evidenziando le competenze e conoscenze pregresse necessarie o linkando le attività precedenti, racconto passo passo come ho lavorato con la classe (o come intendo lavorare) mettendo in luce anche il feedback degli alunni (sotto forma di dialoghi, contributi ecc) e seguendo un filo narrativo. Le immagini non sono mai “decorative” ma hanno la funzione di esplicare il testo scritto; inoltre, essendo una divoratrice di libri, mi capita di offrire consigli di lettura (albi illustrati, saggi, manuali, racconti utili per sviluppare e/o approfondire l’argomento) a partire dai testi che utilizzo per progettare  le mie attività o mi hanno ispirato buone idee. Così, dopo circa due anni lo spazio su WordPress non mi bastava più. Inoltre, gli ingressi giornalieri al mio sito erano tantissimi e il server non riusciva a gestire tutto quel traffico (molti insegnanti mi scrivevano per avere consigli, materiali, aiuti e avevo bisogno di una casella di posta dedicata e un canale più efficace). Così ho deciso di fare il salto di qualità acquistando uno spazio web con il suo dominio e trasmigrando tutto. A questo punto mi sono fatta aiutare da un professionista che mi ha consigliato di monetizzare il sito in modo da pagarne le spese di gestione, le consulenze periodiche e tutta la gestione di quegli aspetti noiosi, prettamente tecnici, che mi avrebbero fatto perdere tempo e anche energia. Da quel momento sono nati I MIEI MATERIALI. All’inizio l’idea è nata da voi (alcuni mi chiedevano più immagini di quaderni, più dettagli sul lavoro da impostare con la classe) e poi, avendo comunque molto materiale fotografico ho deciso di raccogliere tutto. Inizialmente con foto e didascalie caricate su PDF, raccolta di post e materiali EXTRA, da due anni con materiali più precisi, quaderni esteticamente curati e ricchi e in formato digitale. PS. a fine anno scolastico metterò a disposizione i nuovi quaderni digitali di prima scienze e matematica completamente diversi, con materiali extra e nuova raccolta.

Tornando al discorso iniziale. A distanza di anni, La finestra sull’albero mi regala, a livello personale, grandi soddisfazioni. Sono felice di aver raggiunto il mio obbiettivo: molte docenti mi scrivono per avere consigli sulla progettazione didattica; per chiedermi se affronterò, e in che modo, un certo argomento; per mostrarmi il loro lavoro e avere dei suggerimenti; per condividere idee o semplicemente per ringraziarmi; per consigliarmi libri, attività e corsi di formazione interessanti. Si è creata quella rete di scambio e condivisione che speravo. E devo ringraziare davvero di cuore molti di voi fedelissimi. Non mi sarei mai aspettata un affetto e una stima simili! Mi è capitato di incontrare qualcuno che citasse il mio sito senza sapere che fossi io o magari di essere “intercettata” per sapere se fossi io la maestra Michela della finestra sull’albero! Anche l’altro giorno, quando al webinar, molte colleghe che seguivano l’incontro hanno scritto di conoscere bene il mio sito e di utilizzarlo spesso… sono rimasta davvero stupita e piacevolmente sorpresa. Perché, fondamentalmente, ancora non mi rendo conto della visibilità che ho. Quando scrivo, anche come adesso, continuo a farlo pensando di essere nel mio piccolo spazio tra scrivania, finestra, computer e chitarra elettrica dietro le mie spalle.

Ma il mio sito mi ha consentito di crescere anche professionalmente. Prima di tutto il dover pubblicare le mie attività mi stimola a lavorare sempre meglio mettendomi in gioco e andando alla ricerca di nuove idee e spunti creativi didatticamente efficaci e motivanti. In questo modo stimolo ciò che amo di più del mio lavoro: l’aspetto creativo. Insegnare significa, per me, fare ogni giorno esperienze nuove da vivere in maniera attiva e mai ripetitiva. All’interno della classe ho le mie soddisfazioni ma avere anche un riscontro esterno è fondamentale. Certo, valuto il mio lavoro continuamente ma avere anche un riscontro da parte di altre colleghe è importante per capire se si sta procedendo nel modo migliore, per capire dove correggere alcuni aspetti o potenziarne degli altri ma anche come fonte di nuove idee.

E qui ritorniamo al discorso toccato precedentemente: l’importanza della condivisione. Attorno al mio sito, e a quello di tantissime altre colleghe e colleghi, si è creata una vera e propria comunità di docenti che lavorano uniti da un obbiettivo comune: rendere la scuola attiva, funzionale alle esigenze degli alunni, motivante. Questo scambio e stimolo reciproco non è così vivo tra le mura scolastiche. La collaborazione e lo scambio che avviene nel web è decisamente amplificato. Paradossalmente, ho scoperto che alcune colleghe “in carne e ossa” seguivano il mio sito… senza sapere che fossi io (o scoprendolo per caso)… quindi la condivisione avveniva solo nel virtuale mentre nella vita reale era praticamente assente. Il mio spazio web è diventato una realtà aumentata! Questa cosa mi fa sorridere.

Allo stesso tempo l’essere in contatto con docenti motivate e attente mi ha permesso di scoprire nuove realtà e nuovi percorsi in un crescendo di stimoli e idee. Il collegamento del sito a social come Facebook e Instagram ha favorito ancora di più questo scambio e questa interazione: ho scoperto corsi di formazione interessanti, creato contatti con comunità di docenti; ho imparato a lavorare in team anche a distanza; ho acquisito nuove competenze in ambito digitale; ho ricevuto proposte di collaborazione e lavoro.

Oggi lavoro tra pc e iPad, oltre a scrivere creo illustrazioni, propongo quaderni operativi che creo e sviluppo con la mia classe, utilizzo vari software funzionali al tipo di lavoro da proporre e ho un canale youtube (nato per necessità nel periodo del lockdown e poi tenuto in vita). Il sito è anche utile sia ai genitori dei miei alunni (nel ciclo precedente ricordo con affetto i genitori dei miei alunni che ci tenevano a dire di essere miei followers 🙂 ), che possono seguire passo passo ciò che facciamo in classe, ma anche ad altri genitori che spesso mi scrivono per avere aiuto con i loro bambini a casa, per consigli su attività da proporre o situazioni da affrontare. Inoltre, sul mio sito carico anche materiali che possono essere utili ai miei alunni come, ad esempio, contenuti interattivi creati sulla piattaforma Genially, che mostro alla LIM oppure condivido con loro tramite link su registro elettronico per attività da fare a casa. Tutto questo mi stimola a far meglio ogni giorno di più e mi consente di crescere, studiare ancora, formarmi, condividere.

Quindi, se per caso vi è balenata l’idea di provare questa esperienza… io ve la consiglio. Se vi piace scrivere, se più o meno lavorate come lavoro io (e avete la voglia di condividere con la comunità scolastica) e riuscite ad organizzarvi al meglio: fatelo! Quanto tempo dedico al sito? Quello che posso e solo se ho davvero voglia di farlo. Non deve diventare una schiavitù ma deve restare uno stimolo piacevole, una valvola di sfogo. Una finestra sull’albero dalla quale respirare. Scrivo per passione e necessità. Scrivere e disegnare, inventare e creare mi hanno sempre aiutato a star meglio quindi avere il sito è anche terapeutico per me. Quindi il tempo che spendo sul sito non è mai troppo, è sempre speso bene. Insomma, potrebbe essere un’esperienza positiva per tutti quei docenti che “sentono” come me.

CONDIVISIONE COME STIMOLO ANCHE A SCUOLA?

Ma se per noi insegnanti la condivisione diventa occasione di crescita personale e formativa… può esserlo anche per i nostri alunni? Condividere può essere uno stimolo all’apprendimento? Può motivare lo studio, l’approfondimento, la collaborazione, la capacità di mettersi in gioco? Si parla spesso di blog di classe e di esperienze all’interno di classi virtuali.

Nel precedente ciclo scolastico, con la mia classe, abbiamo lavorato per quattro anni all’interno di una classe virtuale creata sulla piattaforma didattica Edmodo. Inizialmente è nata con l’intento di promuovere un percorso di flipped learning e rovesciare la didattica di classe ma poi, soprattutto con la pandemia, ci ha consentito di sviluppare uno spazio condiviso in cui raccontare se stessi attraverso il proprio lavoro. Perché lo stimolo di base è sempre questo: se posso condividere il mio lavoro e le mie idee con qualcuno sono motivato a farlo meglio (magari otterrò un riscontro positivo dagli altri, magari mi daranno dei consigli su come farlo meglio la prossima volta… magari posso lavorare in gruppo) … o, talvolta, semplicemente a farlo (se è riuscito il mio compagno… perché non posso riuscirci io?).

Come accade a noi adulti accade anche a loro. In questo non siamo tanto diversi. Senza scomodare il virtuale, nella vita di classe è sempre stato un momento di piacere poter presentare agli altri il proprio disegno, il power point creato per parlare di un argomento, la ricerca su un determinato lavoro utilizzando schemi, cartelloni, mappe, immagini o ipertesti. I ragazzi vivono in maniera ancora più esaltante poter lavorare in gruppo, produrre insieme un elaborato mettendo in gioco le competenze di ognuno e poi presentarlo al gruppo classe. Abituo da subito i miei giovani allievi a condividere idee e pensieri. Insegnando matematica come scienze. Quest’anno, in prima, stanno già assaporando il piacere di poter raccontare ai compagni come sono arrivati a fare un calcolo veloce, quanto è piacevole riuscire a condividere strategie che poi vengono utilizzate da chi non era arrivato a quella intuizione oppure scoprire che una scoperta non è solo mia ma anche di un altro. Si impara ad argomentare, a discutere, a condividere idee per stimolarne di nuove.

E allora credo che la scuola si debba muovere in questa direzione, come già sta facendo, ma con un occhio di riguardo alla fruizione consapevole delle nuove tecnologie come spinta per ripensare la didattica. Ad esempio, insegnare ad utilizzare in maniera critica e proficua il web per creare luoghi di condivisione tra studenti. Alla scuola primaria in comunità virtuali per classi parallele magari, che consentono poi di avere dei riscontri reali, faccia a faccia, tra compagni della stessa realtà oppure tra classi parallele di istituti diversi che lavorano in rete. Creare delle tavole rotonde come fucina di idee, stimoli nuovi che spingono ad approfondire argomenti, studiarne altri, produrre materiali che possono essere utili ad altri, condividere esperienze, scoperte, informazioni per crescere sia a livello formativo che sociale. Questa sfida la dobbiamo accogliere soprattutto noi docenti perché gli studenti e le studentesse hanno già abbracciato il cambiamento.

Come? Come abbiamo sempre fatto:

Accompagnandoli in punta di piedi nel loro percorso di crescita formativa e personale. Dobbiamo capire quali nuovi scenari di apprendimento vivo e stimolante possono essere creati grazie all’utilizzo critico e consapevole delle nuove tecnologie e farli nostri.

Ma per farlo, come sempre, dobbiamo essere noi i primi ad avere padronanza di questi strumenti e, allo stesso tempo, essere pienamente consapevoli di come sfruttarne le potenzialità da un punto di vista didattico e formativo.

E ora mi affaccio qui, ancora una volta. Dal lontano 27 ottobre 2015… quando iniziò tutto.  E allora buona finestra sull’albero ma soprattutto GRAZIE DI CUORE A TUTTE E TUTTI VOI!

La metafora della finestra sull'albero

 

 

 

 

 

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