Coding. Linguaggio di programmazione nella scuola primaria: (2) Giochiamo con Scratch.

Premessa. Il primo passo verso il metodo computazionale è andato. L’impatto è stato positivo, la curiosità tanta e la domanda imperversante “Ma quando usiamo il computer?”. Beh, perché poi una cosa i bambini l’hanno capita: tutto questo parlare in termini “informatici” deve pur portare all’oggetto del desiderio (il computer appunto). Ovvio è che fare coding e portare nelle nostre classi (e nelle nostre famiglie… io lo sto facendo da mamma ai propri figli) il pensiero computazionale non significa solo fare informatica o usare il computer. Come ho scritto nel primo articolo in premessa (Coding for everyone!) abbracciare il metodo e il pensiero computazionale significa iniziare a vedere il mondo in maniera diversa. È un modo per analizzare i problemi in maniera oggettiva e trovare, in maniera originale e creativa – ma avvalendosi della capacità di operare criticamente  e con cognizione di causa –, soluzioni che poi possono essere applicate ad altre situazioni problematiche simili o affini. Proprio per questo motivo ritengo sia fondamentale lavorare in unplagged (quindi con attività non “informatizzate”, senza l’utilizzo del computer) come davanti ad un pc o una LIM. Le possibilità di gioco sono infinite e allo stesso tempo pure l’applicazione alle varie discipline. In questi giorni, ho avuto modo di confrontarmi con docenti di tutta Italia che hanno sperimentato e sperimentano continuamente nuove metodologie per proporre ai loro alunni una didattica tecnologicamente innovativa (con, ad esempio, l’utilizzo di software di presentazione per proporre contenuti più accattivanti come Powtoon o CERCARE) ma senza dimenticare gli strumenti classici del nostro mestiere o i momenti ludici e le attività di gruppo. L’idea è quella che il bambino inizi a pensare in modo differente in ogni ambito esperienziale e ad acquisire una consapevolezza del suo modo di ragionare e risolvere piccoli o grandi problemi. Un percorso per conoscere meglio se stessi mettendosi anche nei panni dell’altro. Ma in questo caso temo di rischiare di dover aprire finestre che, per ora, sono troppo grandi e rischierebbero di portarmi fuori tema… al momento.

A questo punto, dopo aver fatto scoprire ai bambini che gli oggetti possono comunicare con noi e possono soddisfare alcune nostre necessità ma anche farci divertire o imparare, ritengo necessario passare alla fase pratica in cui si deve FARE. Per i bambini la concretizzazione di ciò che si è visto o vissuto in aula – come all’esterno dell’aula ovviamente – è fondamentale. Ok, abbiamo ascoltato… abbiamo parlato e partecipato… ci siamo confrontati e sono emerse tante belle idee… Ma ora? Cosa facciamo?  I bambini si aspettano da noi che qualcosa venga fatto. Che ci sia un senso a tutto questo parlare e fantasticare. È il solito discorso del “Ma maestra, ora so come calcolare una frazione di un numero… ma a cosa mi serve?”. E loro hanno bisogno di capire che il loro lavoro – perché di lavoro si tratta… anche se spesso è divertente – deve portare dei frutti concreti e tangibili immediati o quasi. Così pensavo e ripensavo a come farli trafficare davanti al computer regalando loro la sensazione di aver fatto qualcosa di grande e importante. Prima insieme e poi da soli.

In questi giorni mi sto confrontando anch’io con un nuovo strumento con il quale sto cercando di familiarizzare. Questo strumento è Scratch.

È un ambiente d’apprendimento sviluppato dal gruppo  di ricerca Lifelong Kindergarten del MIT Media Lab di Boston. Un linguaggio di programmazione che rende semplice e divertente creare storie interattive, giochi e  animazioni, e permette di condividere e remixare i propri progetti nel web.

Una comunità pensante e creativa si stringe e collabora intorno a quest’ambiente di apprendimento. Qui potete leggere un articolo molto interessante che vi permette di capire come utilizzarlo in maniera molto semplice.

Ho deciso di prendere in considerazione proprio questo piccolo esempio per creare qualcosa con i miei piccoli programmatori. L’interfaccia grafica molto friendly mi faciliterà il compito e la semplicità dei comandi e del gioco ad incastri (tanto amato dai bambini) farà il resto. Ma cosa proporre e come proporlo? Mi faccio un giro sul sito https://scratch.mit.edu/ e cerco di capire quale sia il modo più semplice per iniziare a giocare e far capire quali siano le potenzialità di questo gioco. Ci sono ad esempio i programmi per iniziare ma il rischio è quello di perdersi. I giochi e le attività sono tante ma ciò che rende il tutto molto interessante è che sia possibile sbirciare dentro i programmi e capire come sono stati fatti. Quel granchio che si muove e danza come può farlo? Ecco, in questa area del sito è possibile svelare i segreti del prestigiatore. L’impressione è questa: come andare a vedere dietro le quinte quando un mago, o un prestigiatore, esegue i suoi trucchi. In più vengono assegnati pure dei piccoli compiti: modificare un programma o personalizzarlo a partire da quelli presi in considerazione.

Nonostante tutto mi dico che è prematuro questo passo. Prima voglio far capire loro come “trasformare le loro idee e i loro ragionamenti” in oggetti concreti. Per farlo devo iniziare dalle cose semplici, da ciò che loro conoscono meglio e che usano quotidianamente: il dialogo. Così mi viene in mente quanto i miei figli adorino il fumetto e decido di creare insieme a loro una piccola storia a fumetti. Sul fumetto, se siete curiosi di sapere come lo utilizzo a scuola e nei miei laboratori andate a sbirciare qui.

Il primo passo è vedere con semplicità ciò che possiamo fare. Decido di lasciare massima libertà di sperimentazione: voglio far capire loro che senza nessun tipo di regole e senza eseguire dei procedimenti ordinati è impossibile lavorare. Non devono perdere di vista il fatto che il procedimento (l’algoritmo) da seguire è fondamentale. La didattica per scoperta è anche questo: capire dagli errori e meravigliarsi quando si riesce a fare un passo in avanti. Non disperarsi per i momenti di stallo e per le difficoltà ma procedere con calma e determinazione. Per ora non disegneremo alcun algoritmo (coi diagrammi a blocchi) ma, in seguito, forse ne avremmo bisogno quindi è importante che i passaggi siano segnati da domande (le nostre a loro “Credi che sia la strada giusta?” – “Secondo te è importante ricordare questo passaggio… Potresti usarlo in altre situazioni” ecc) e le risposte (insieme al fare) vengano metabolizzate esperienza (“Proviamo a fare lo stesso in una situazione simile”). Quindi riporto alla memoria il gioco fatto la volta precedente sui percorsi e i comandi da dare e chiedo loro di incastrare i vari passaggi come se fossero un puzzle. Il gioco può essere ampliato e arricchito anche utilizzando delle carte gioco elaborate appositamente per acquisire dimestichezza con il coding. A portata di click si trovano tutte le dritte 😉   per costruire il kit gioco.

Dopo aver giocato, finalmente esploriamo lo spazio che ci permette di lavorare: scegliamo i personaggi, decidiamo cosa devono dire e come si devono comportare. Partiamo soprattutto dalla semplicità. L’effetto finale è sorprendente! Garantito 🙂 Risate, entusiasmo e curiosità. Il bello è capire proprio dagli errori o farli volutamente per vedere che succede. Io imparo con loro e rispolvero antichi concetti informatici legati alla programmazione studiati tanti anni fa… sicuramente in chiave più divertente. Ci rendiamo conto che per lavorare meglio è necessario avere pazienza e procedere pezzo per pezzo. Dopo aver giocato con i personaggi che dialogano tra loro iniziamo il viaggio dell’esplorazione. Vediamo cosa si può fare osservando e provando il lavoro di altri bambini come loro. Questo è importante e divertente ma soprattutto stimola e motiva. Se un altro bambino è riuscito a fare questo perché non ci devo riuscire io? La fase ludica è anche importante perché permette al bambino di staccare, rilassandosi, ma allo stesso tempo restare connesso con lo stesso linguaggio. È un po’ come quando ho iniziato, all’università prima e per lavoro poi, a analizzare i miei primi film e a montare i miei lavori. Per mesi e mesi non sono più riuscita a vedere un film senza pensare a tipi di inquadrature, dissolvenze incrociate e tecnica di montaggio. Certo, mi rilassavo ma con un cervello sempre pensante e attivo.

Per farli giocare e sperimentare un po’ in autonomia ci trasferiamo nel sito Code.org in cui ci sono gli esercizi-gioco per imparare a programmare per blocchi. A questo punto mi alzo e vado via: hanno piena padronanza del mezzo! Il gioco e l’apprendimento continuano indisturbati…

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