#Quando la maestra è in vacanza… scrive. “DailyRoutine”

Premessa. Ho sempre scritto racconti da che la mia memoria mi assiste. Un po’ per il piacere di scrivere, un po’ per scaricare la tensione o scacciare la noia, sicuramente per necessità perché la scrittura è terapeutica. Almeno per quanto mi riguarda. Sull’importanza del narrare ci ho scritto pure la mia seconda tesi di laurea. Così, durante questo lungo invernocovid, mi è capitato di scrivere e leggere tantissimo. Tra tutte le letture ho ripreso in mano uno dei miei autori preferiti: Murakami Aruki. Ho letto tutto ciò che ha scritto e, in astinenza (in attesa del prossimo romanzo), ho deciso di rileggere alcuni dei suoi romanzi che ho amato di più. Immergermi nel mondo di Murakami mi riequilibra con me stessa e così, ad un certo punto, ho immaginato la mia realtà raccontata da lui. Il suo magistrale modo di raccontare le piccole routine quotidiane, senza tralasciare dettagli e rendere il banale qualcosa di straordinario e armonico. L’esperimento di Michela Murakamizzata, ossia… come sarebbe la mia realtà raccontata da Murakami, confrontata con la Michela Secchizzata, ossia… com’è davvero la mia realtà e come la vivo io, ha dato vita a questo assurdo racconto breve.

Aveva deciso di darsi una bella regolata e cavalcare la moda del momento: la daily routine! Avrebbe sicuramente dato un bel colpo di spugna all’apatia, all’ansia e al nervosismo. Quel fastidioso senso di “nonsoché” sarebbe stato soppiantato dalla sferzata energetica di una bella sveglia mattutina e un ottimo elenco di buone abitudini. Prima della lista: svegliarsi alle 6:30, perché il mattino ha l’oro in bocca!

Murakamizzata. Come ogni mattina, alle 6:30 il suo applewatch vibrò al polso sinistro e lei cambiò lato del letto rivolgendo lo sguardo alla sveglia. Ancora cinque minuti e sarebbe saltata fuori dal letto, giusto il tempo di fare un veloce ordine mentale degli impegni della giornata. Ancora al buio, poggiò i piedi sul parquet e afferrò con la mano destra il bicchiere colmo d’acqua, preparato come di consueto dalla sera prima, per inaugurare la giornata con un bel sorso: 250 ml di idratazione. S’infilò le calze e silenziosamente, per non svegliare il resto della famiglia, si diresse in bagno. L’ordine delle azioni, collaudato da anni, garantiva sicurezza: pipì e lavaggio viso per levar via il torpore del sonno. Una volta arrivata in soggiorno srotolò il suo tappetino da yoga e accese l’iPad per la sua consueta lezione su app. Sceglieva sempre qualcosa di soft ma allo stesso tempo energico. Aveva bisogno di rimettere in moto i muscoli con qualche esercizio di stretching e alcune posizioni in allungamento, le sue preferite. Calibrò bene l’illuminazione della stanza affinché non fosse troppo invasiva, indossò le cuffiette e tolse le calze. Chiuse gli occhi e iniziò la prima fase di risveglio e respirazione con la voce guida. Curò con attenzione ogni singolo e lento movimento, inspirando ed espirando. Col tempo era diventata abbastanza brava a gestire la respirazione ad ogni cambio di posizione e riusciva anche a godere di una certa soddisfazione quando movimento e respiro sembravano andare all’unisono. Dopo una prima fase di riscaldamento tolse la giacca del pigiama e restò in canottiera. Si sentiva comoda e a proprio agio. Dedicò al rituale i consueti venti minuti e, dopo aver concluso la sessione con una breve meditazione, spense il dispositivo, flaggò su calendar la prima routine della giornata compiuta e riavvolse il tappetino. Aveva il tempo di fare una veloce colazione godendosi ancora per un po’ il silenzio della casa prima di sollevare le tapparelle e svegliare i coinquilini. Azionò la macchinetta del caffè guardando dalla finestra i primi raggi del sole che arrivavano dal mare, scaldò nel microonde il latte nella tazza regalata dal suo amico Simone… tanti anni fa. Con attenzione riempì il serbatoio della macchinetta con il caffè macinato facendo coincidere esattamente la conclusione di questa operazione con il suono del microonde nel quale scaldava il latte. Caffè schiumoso a macchiare il latte, cucchiaino di miele e due fette biscottate sulle quali spalmò velocemente un velo di marmellata all’arancia: la sua preferita. Il tempo di bere il latte, sgranocchiare le fette e porre tutto nell’acquaio della cucina che si fecero le 7:15. Era ora di mettersi ufficialmente al lavoro. Svegliare i figli, aprire le finestre e prepararsi per una nuova giornata a scuola con una marcia in più.

Michelasecchizzata. Day-one. Come primo giorno non andò male visto che aprì gli occhi prima che il suo polso iniziasse a vibrare. Si sentiva un leone, ce l’avrebbe fatta. Spostò in maniera eclatante il piumone, guadagnandosi il grugnito del marito, e in men che non si dica era in piedi. Il bicchiere d’acqua preparato dalla sera prima era lì ad attenderla e con esso le calze pronte ad accogliere i suoi piedi per evitare lo shock termico piumone-zeropiumone. Raggiunse al buio il bagno, che con gli occhi verdi si vede come i gatti, accese la luce e mezzo accecata fece la pipì mentre accendeva lo smartphone. Rubinetto, acqua che scorre e lavata di faccia: tac! Si diresse in soggiorno, srotolò il tappetino e attivò la app su iPad pronta per godersi la sua lezione di yoga. Tolse le calze e la giacca del pigiama restando in canottiera ma quando si sdraiò su tappetino si rese conto della grossa cretinata: si congelava. Quindi si rialzò e, per non perdere tempo, infilò il poncio in lana lasciato la sera prima sulla sua poltrona gialla. Questa operazione le costò la prima parte del rilassamento, ma pazienza. Quando però si sistemò nella posa del tavolo, a quattro zampe per intenderci, il poncio le si bloccò sotto le ginocchia impedendole di fare quei movimenti aggraziati e coordinati con la respirazione tipici dello yoga. Dopo varie imprecazioni, essersi sfilata il poncio lanciato lì… poi… da qualche parte, riprese ad ascoltare la voce guida e finalmente riuscì a completare la sua prima sessione. Risistemò tutto velocemente perché voleva godersi la colazione in solitaria prima che l’orda di barbari avesse il sopravvento sulla sua finta-calma interiore e diretta in cucina avviò macchinetta e microonde. Mentre la macchinetta e il latte scaldavano prese il caffè macinato ma porcacccc… il contenitore era vuoto. Ecco, se c’era una cosa che detestava seriamente, era trovare il contenitore del caffè vuoto, la mattina, quando aveva fretta. Dei gesti normali come tagliare con le forbici il sacchetto del caffè, svuotarlo dentro il contenitore facendo in modo che neanche un avanzo vi rimanesse dentro e poi gettare tutto nell’indifferenziata (o nella plastica? o nell’indifferenziata? o nella plastica?… secondo il rituale del dubbio amletico delle sette meno cinque) diventavano una corsa ad ostacoli coi tacchi a spillo. Fatto tutto questo, si rese conto che il bip del microonde aveva oramai svegliato tutti gli abitanti della casa, la macchinetta del caffè fumava e vaffanbit alle fette biscottate! Le mangerò domani, si disse. Tanto il contenitore del caffè domani sarà pieno. Colazione in piedi, occhio all’orologio e precipitevolissimevolmente piombò nella camera dei figli affinché rientrassero nei tempi di preparazione per andare a scuola ma ovviamente si alzarono con comodo alle 7:20 e lei, come ogni santa mattina si disse: ma chi diavolo me lo ha fatto fare?

Day-Tuu. Vibrò il polso che stava sognando il suo cantante preferito. Aspetta un attimo solo… magari lo becco e riesco a farmi cantare la mia canzone del cuore, si disse senza neanche aprire gli occhi e cercando di cliccare al buio il display per spegnere l’inopportuna sveglia. Tanto lo yoga lo posso fare anche dopo che escono tutti che tanto oggi entro al lavoro alle 13:30. Sì sì… magari vado anche a fare una passeggiata al Poetto se il tempo è bello. Ronf ronf… E non si riaddormentò più, niente Nick Cave, niente yoga ne prima e ne dopo, passeggiata al Poetto? Come dicono dove vive lei “Eja, di gesso!”.

Day-Treee (come la busta di Mike Bongiorno… perché il bongiorno si vede dal mattino). Occhi a palla dalle 5:15, questa volta alle 6:30 sarò bella e in piedi, si disse. Chiuse gli occhi e li riaprì alle 7:10. Ma il polso ha vibrato? – Ritenta, sarai più fortunata!

Day-For…se. Vibrò il polso puntuale come ogni mattina e la domanda sorse spontanea: “Ma perché avevo deciso di fare questa cretinata di alzarmi alle 6:30?”. Si tirò il piumone sopra la testa, spense alla cieca la vibrazione malefica e aspettò con calma, sonnecchiando, le 7:05.

A tarda serata, quando si infilò al letto e prese tra le mani l’agenda della sua routine quotidiana scrisse alcune frasi di incoraggiamento per il giorno seguente: Ce la puoi fare! Domani è un altro giorno! Da domani si inizia sul serio!

Day-Gimme5! Iniziò le sue elucubrazioni mentali dalle 6 del mattino motivandosi per la giornata a venire. Ma alla famosa vibrazione, bloccata sul nascere come di consueto, si ricordò che era venerdì… sarebbe dovuta essere al lavoro alle 8:10 e forse i tempi sarebbero stati troppo stretti. Per lo yoga avrebbe trovato tempo di pomeriggio, prendendosi ancora una volta per i fondelli.

Day-eSeccomesiamonelweekend… Se lo disse chiaramente e senza paura: “Ma secondo te mi sveglio alle 6:30 nelle uniche giornate in cui non devo svegliarmi presto per andare al lavoro? Da lunedì si riparte e andrà meglio”. Decisa come quando si reca al banco del pesce (e non sai mai cosa comprare).

E andò così. Chi ha studiato programmazione dovrebbe ricordare il ciclo che si ripete in loop una volta che una istruzione dopo l’altra si sono succedute dal lunedì alla domenica e poi si ritorna al lunedì senza una fine? Ecco.

 

Pubblico oggi questo racconto perché sono finalmente in quasi vacanze e stamattina mi sono alzata presto per riprendere il mio yoga mattutino e provare nuovamente a riprendere in mano la mia daily routine. Tra i buoni propositi: bere almeno due litri di acqua al giorno; dedicare almeno mezz’ora di yoga al giorno e 10 di meditazione; riprendere in mano le lezioni di inglese lasciate in sospeso nell’ultimo mese; rimettere le dita sulle corde della chitarra; almeno tre camminate lunghe e spedite a settimana. Perché si sa… quando la maestra in vacanza tutto salta per la testa fuorché star fermi con le mani in mano!

Buona estate a tutte e tutti!

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