Accoglienza classe prima: conoscersi giocando (1)

I primi giorni di scuola sono sempre i più difficili. Immaginate di essere catapultati in un luogo nuovo, caotico, con facce mai viste prima, o quasi, e che ti si chieda di rispondere immediatamente a tutta una serie di input. Magari siete timidi e avete difficoltà a interagire con il vostro vicino di posto o a rispondere serenamente e con disinvoltura alle domande. In più nessuno ricorda il tuo nome e tu fai fatica a ricordare quello degli altri componenti del tuo gruppo. Sei travolto da una serie di regole nuove e magari, prima di iniziare questa avventura, ti hanno detto che le cose cambieranno, diventano serie, ti devi impegnare e il carico di aspettative su di te si fa sentire in maniera pressante. I tuoi adulti di riferimento sono cambiati o sono comunque lontani. In più devi tenere per tutto il tempo la mascherina per il contenimento della pandemia, ti devi ricordare di mantenere le distanze e non toccare gli oggetti dei compagni. Sembra un incubo! Molti bambini e molte bambine piangono durante i primi giorni di scuola… perché è dura. Ma siamo stati bambini tutti, ci siamo passati in prima persona molto tempo addietro. Diciamoci la verità: se potessimo piangeremmo anche noi! Perché siamo emozionati, perché le regole cambiano repentinamente anche per noi e non sempre ci calzano a pennello, perché magari la LIM è rotta quando proprio ci serviva, perché lo spazio è ridotto, perché la collega che ci è capitata non è proprio quella che avevamo sperato… perché la disciplina che ci è stata assegnata ci sta un po’ stretta e chissà come farò! E come si fa allora? Tirare i remi in barca e lasciarci naufragare nel mare “del non saprei” è sicuramente quanto di più sbagliato possiamo fare e quindi “siccome abbiamo voluto la bicicletta… ci tocca pedalare! E di brutto pure!!!”. La bicicletta… Ogni volta che penso di riprendere ad andare in bici la prima vocina mi dice “che fatica però pedalare” ma appena monto in sella e premo i miei piedi sui pedali, acquistando velocità con il vento tra i capelli… si sprigiona un senso di libertà e leggerezza impagabili. Si vedono le cose da altri punti di vista e, guarda un po’, ci si diverte. Il giorno dopo si risale in sella con uno spirito diverso. Senso di libertà, divertimento, nuove esperienze… aiutano la motivazione ma soprattutto ci consentono di star bene. In questo modo dovremmo costruire i nostri primi giorni di scuola: favorire una pedalata dopo l’altra curando i piccoli dettagli. Per loro come per noi. In questi anni se c’è una cosa che ho capito è che se sto bene io è probabile che stiano bene anche loro e viceversa. La classe all’unisono deve attraversare un lungo percorso insieme cercando di coltivare armonia, stabilendo contatti, immaginando di costruire una piccola società funzionante fatta di imperfezioni, certo, ma funzionante e capace di regalare piccole soddisfazioni.

L’accoglienza dei nuovi piccoli alunni passa attraverso un nome. Il mio e il loro. Usiamo il trucco del cartellino appeso al grembiule (ma loro non sanno mica leggere) quindi preferisco escogitare un sistema veloce e divertente per imparare subito i nostri nomi. Ho trovato due giochi che usavano un tempo i miei figli: sono delle carte speciali, semplici da usare, colorate, divertenti, creative e immediate per l’utilizzo che ne voglio fare in classe. Ovviamente mi vengono in mente tante altre attività trasversali da sviluppare… ma iniziamo con l’accoglienza e il gioco.

Un memoUN MEMO: un gioco d’artista” di Hervé Tullet è un cofanetto che raccoglie 44 carte in cartoncino rettangolari (14cmx10cm) davvero speciali: su ogni carta sono tracciati dei segni neri che decorano lo sfondo unendosi a delle forme rosse, blu e gialle. Colori primari, nero e bianco, giocano per creare dei percorsi creativi che dipingono dei quadri alla maniera di Mirò. Ogni carta ha il suo doppio e ogni carta può essere collegata ad un’altra intrecciando i segni neri e/o facendo combaciare le forme. Ci si può giocare in due modi: trovando/formando le coppie oppure costruendo un percorso di colori, intrecci e forme. Ma prima di spiegarvi come utilizzerò in classe le carte per aiutare la memorizzazione e la socializzazione della classe vi racconto come le presenterò .

Le guardiamo insieme in aula, loro ai banchi e io alla cattedra con le carte sparpagliate sul piano di lavoro. Osserviamo prima di tutto come sono fatte: che forma hanno? Sono rettangolari; ci sono delle linee, come sono aperte o chiuse? Certe aperte e alcune chiuse; di che colore sono le linee? Sono nere; Cosa osserviamo oltre le linee? Delle figure o delle forme… o delle macchie di colore; che colori ci sono? Blu, giallo, rosso; qualcuno ricorda il nome di questi colori? Sono colori primari. Rispondono loro oppure li aiuto. Prendo delle carte a caso: quanti colori in questa carta? Quante forme diverse? La linea è continua o tratteggiata? “Siete bravissimi e bravissime, possiamo allora iniziare a giocare. Vi chiederò tre cose: 1. rispettare le regole che ci consentiranno di giocare; 2. Stare molto attenti e memorizzare quello che vi verrà richiesto; sprigionare tutta la vostra creatività.

Prima di iniziare scelgo un numero di carte pari al numero della classe. Mettiamo che siano 20 carte quindi dieci doppie. Ognuno di loro dovrà prendere una carta, che risulterà girata (anche il retro della carta ha dei segni, più semplici, bianchi su sfondo nero), venendo alla cattedra e poi tornando al proprio posto. Inizia il gioco il primo bambino in elenco che dovrà dire il proprio nome e mostrare la carta agli altri. A questo punto chiedo chi ha una carta uguale a quella mostrata. Il bambino che la possiede viene con la sua carta e si presenta dicendo il proprio nome. Alla lavagna scrivo il nome della prima coppia. Chiedo a loro due di memorizzare bene il nome del compagno e agli altri di memorizzare il nome della coppia. Facciamo questo gioco sino all’utilizzo di tutte le carte. Con i nomi alla lavagna e loro ai banchi chiedo al primo bambino di alzarsi in piedi e indicare il suo compagno di coppia. Come si chiama? I compagni possono aiutare, anzi devono! Chiedo poi al bambino appena indicato se può indicarmi la seconda coppia (dico i loro nomi, esempio “Marco e Luigi”) e poi “Chi dei due è Marco?”. Proseguiamo così la catena di nomi giocando come più ci viene in mente e come percepiamo piaccia più a loro. Possiamo poi fare delle varianti in base ai nomi disponibili: “Vengano alla lavagna i bambini e le bambine che hanno un nome che inizia con la lettera… A” e vediamo insieme che disegno riescono a formare con le loro figure. In tutti questi passaggi facciamo sempre ripetere ogni volta i nomi. Quando siamo certi che i nomi siano stati memorizzati ci spostiamo in palestra o in cortile. Sistemiamo un telo o un grande foglio bianco per terra e ci disponiamo in cerchio intorno ad esso e distribuisco a ciascuno 2 nuove carte. “Adesso bambini farò un nome, e il bambino o la bambina nominata dovrà sistemare sul foglio una delle sue carte. Appena lo nomino voi dovrete immediatamente indicarlo… e poi dire in coro il suo nome”. Il bambino nominato sistema la carta sul foglio e nomina un altro compagno o un’altra compagna seguendo la stessa procedura. Alla fine del gioco tutti insieme potremmo godere di una bellissima opera d’arte! Faccio una foto con il mio iPad e, tornati in classe (subito dopo o il giorno seguente), la proietto a tutta LIM: “Prendere un foglio bianco, un pennarello nero, la matita colorata blu, gialla e rossa e provate a disegnare la vostra opera d’arte. Mi raccomando: ricordatevi che non siete delle macchine fotocopiatrici quindi non preoccupatevi se non sarà uguale o avrete voglia di fare qualche modifica. Tanto meglio!”. Alla fine, ognuno di loro scriverà il proprio nome sul disegno e appenderemo tutti i lavori alle pareti dell’aula.

Queste carte nascono per essere utilizzate semplicemente anche come un memo oppure come gioco libero creativo. Le terrò in classe per organizzare dei momenti di gioco libero magari durante le pause. Ovviamente tutti questi giochi dovranno essere fatti, causa pandemia, chiedendo ai bambini di igienizzarsi prima le mani e rispettando tutte le regole di distanziamento e di igiene.

Come sviluppare questa attività nei giorni seguenti? Leggendo la storia “Piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni ad esempio. Un grande classico della lettura per l’infanzia che non tramonta mai. Un racconto semplice, fatto di frasi brevi ma intense, che narra la vicenda di due piccole macchie di colore, una blu e una gialla, che nonostante la diversità diventano indivisibili… o quasi 😉 Ma la storia, se non la conoscete non ve la racconto. Una storia d’amicizia e gioia con un lieto fine a sorpresa che incanta da sempre e che si presta davvero a tantissime attività trasversali. In questi anni l’ho utilizzata sia alla scuola dell’infanzia che nei primi anni della scuola primaria, ci ho costruito laboratori e ogni volta mi aiuta a ideare qualcosa di nuovo. Molto interessante anche per introdurre il concetto di colori secondari. Per saperne di più potete andare a sbirciare un mio vecchio post tratto da un paragrafo della mia seconda tesi di laurea.

Altro collegamento? Parlando di colori (blu-giallo-rosso) ho pensato ai blocchi logici. Li utilizzai nel ciclo precedente proprio durante le prime settimane di scuola per iniziare a giocare coi primi concetti di logica matematica. Vi rimando al mio post sui blocchi logici. Altre idee? Perché non usare queste carte anche per introdurre il concetto di simmetria? Osserviamole bene e capiremo perché. Insomma, buone ispirazioni 😊

PS: le prossime carte con l’attività che ho pensato… ve le presento al prossimo giro. Stay tuned!

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