#CLASSEPRIMA ARTEeIMMAGINE (3). Imparare a leggere le immagini.

Intro.

Un aspetto molto importante da affrontare nella scuola primaria è insegnare ai bambini a leggere le immagini consapevolmente. Più volte, e in diverse pagine del mio blog, ho affrontato questo discorso proprio perché credo sia fondamentale sviluppare percorsi di consapevolezza alla lettura delle immagini. Che siano statiche o in movimento, opere d’arte o immagini pubblicitarie, fotografie che rappresentano momenti della vita quotidiana o immagini stilizzate sul libro di testo o sulle schede, è utile attivare da subito un rapporto diretto e critico con esse. Utilizzare le immagini come stimolo e motivo di confronto che parte da una lettura attenta dei segni in esse presenti, ci consente di preparare delle buone basi per stimolare il pensiero critico e divergente generando consapevolezza.

Riflettiamo.

Partiamo proprio dal presupposto che le immagini sono un atto comunicativo. Con l’atto comunicativo noi esprimiamo un concetto, che si porta dietro un significato (Sé), attraverso suoni (quando parliamo) e segni grafici (quando scriviamo o disegniamo) –  i significanti (St) – che rimandano all’oggetto o concetto che vogliamo comunicare. Come diceva Saussure “esiste un vero e proprio rapporto tra significato (Sé) e significante (St)”. Per Pearce

«un segno è qualcosa che sta, nei confronti di qualcuno, per qualche altra cosa sotto qualche rapporto e a qualche titolo».

Il segno veicola una serie di rapporti e reazioni che avvengono tra significante-significato-oggetto. Per significante si intendono appunto i suoni e i segni che rimandano all’oggetto da “esprimere”, il significato è il concetto che voglio trasmettere o che devo interpretare quando lo ricevo, e l’oggetto è ciò che è rappresentato dal segno. Complicato? Ecco un esempio pratico: il segno mi consente di comunicare l’oggetto albero (quello che vedo coi miei occhi, tocco e percepisco come tale) attraverso un segno (posso dire albero, scrivere la parola albero ma anche disegnare un albero come meglio credo) che rimanda al concetto albero. Così possiamo avere vari tipi di segni:

– icone – il significante ha una relazione di analogia con ciò che rappresenta (fotografia, disegno figurativo) – somiglianza – segno imitativo

– indice o indizio – il significante ha una relazione causale di contiguità con ciò che rappresenta: il segno è causato e rimanda a uno status/situazione (pallore, fumo, nuvola, impronte…)

– simbolo – il significante ha una relazione di convenzione con ciò che rappresenta (simboli, lingua…)

Ma anche vari tipi di icone:

– immagine – il significante ha una relazione di analogia qualitativa con ciò che rappresenta

– diagramma – il significante ha una relazione di analogia relazionale con ciò che rappresenta (schema, struttura)

– metafora – il significante ha una relazione di parallelismo qualitativo con ciò che rappresenta

Senza andare ad impelagarci con le varie teorie della comunicazione ricordiamoci semplicemente che affinché ci sia un atto comunicativo è necessario avere:

E – emittente/destinatore (fonte del messaggio)

R – ricevente (destinatario del messaggio)

M – messaggio (insieme di informazioni, stimoli, ecc., trasmessi da E a R)

cod. – codice (insieme dei simboli/convenzioni, e delle loro regole di organizzazione, attraverso cui viene codificato – dall’emittente – o decodificato – dal ricevente – il messaggio) – [il codice ha delle specificità in relazione al fatto che riguardi il linguaggio verbale o iconico]

canale – mezzo o supporto fisico attraverso cui viene trasmesso il messaggio; contatto

C – contesto in cui si trovano le figure protagoniste del processo di comunicazione

F – feedback/risposta (inversione/scambio di ruoli fra emittente e ricevente)

Schema di Jakobson

In base alla modalità in cui si decide di comunicare possiamo avere vari tipi di messaggio:

  • Espressivo/emotivo – si concentra sull’emittente/destinatore del messaggio e sottolinea la dimensione soggettiva.
  • Fàtico – concentra il messaggio sul contatto. Mantiene il contatto fra le due figure del rapporto comunicativo (pronto, mi senti?)
  • Denotativo cognitivo referenziale – concentra il contenuto del messaggio su ciò di cui esso parla.
  • Poetico – lavora sul messaggio manipolando il suo versante tangibile attraverso al sonorità e il ritmo.
  • Metalinguistico – il messaggio ha per oggetto l’esame del codice impiegato, e quindi il messaggio stesso.
  • Conativo – sottolinea la presenza del ricevente/destinatario, esplicitando il rivolgersi a lui.

Ovviamente non entriamo in merito a questi dettagli con i nostri alunni (soprattutto in prima elementare) ma noi dobbiamo avere consapevolezza di questi aspetti se vogliamo insegnar loro a comunicare in maniera corretta e mirata ma soprattutto a saper leggere e interpretare quanto ci viene comunicato (con le parole come con le immagini) cogliendo gli aspetti salienti, arrivando a significati e evitando di essere manipolati o fuorviati. Quante volte abbiamo sentito parlare di analfabetismo funzionale? Ecco, abbiamo spazzato via l’analfabetismo (tutti sanno leggere e scrivere) ma ci troviamo di fronte ad un nuovo analfabetismo molto più subdolo e pericoloso. Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo, indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana; si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società. E proprio perché la nostra è una società fortemente basata sulle immagini inserirei anche l’incapacità di leggere e comprendere le immagini.

E allora non possiamo non chiamare in causa denotazione e connotazione. La DENOTAZIONE è relazione intercorrente tra un segno (nome, termine, enunciato) e l’oggetto designato da esso – oggetto a cui il segno si riferisce (nel caso del linguaggio iconico è la cosa rappresentata) mentre la CONNOTAZIONE è l’informazione concettuale fornita oltre l’oggetto indicato dal segno e dipendente dalle modalità di espressione e rappresentazione: forma della denotazione (nel caso del linguaggio iconico è il modo in cui qualcosa viene rappresentato). In questo caso la dimensione soggettiva (soprattutto quando si parla di connotazione) è fondamentale per la lettura dell’informazione (nel nostro caso l’immagine) perché si porta dietro esperienze, vissuti, substrato culturale.

Torniamo a scuola!

Tutti questi aspetti, che appaiono complicati ai non addetti ai lavori e figuriamoci ai bambini, possono essere comunque affrontati tra i banchi semplicemente e senza svelare agli alunni tutti questi misteri. Come farlo? Ma sicuramente durante le nostre ore di arte e immagine, che io amo chiamare EDUCAZIONE ALL’IMMAGINE, e ora ben capirete perché. Come possiamo insegnare la lettura delle immagini in modo consapevole e insegnando allo stesso modo ad utilizzare le immagini per comunicare esattamente ciò che vogliamo e in maniera incisiva? Proprio attraverso le immagini che ci circondano e che vediamo ogni giorno. Noi docenti cerchiamo immagini adatte al lavoro che vogliamo portare avanti e agli obiettivi stabiliti, creiamo delle domande stimolo, attiviamo la discussione, ci soffermiamo sugli aspetti chiave. Loro imparano a leggere i segni presenti nelle immagini, cercano significati, argomentano e pongono domande, rispondono alle domande poste, fanno del dubbio un buon punto di partenza, diventano consapevoli. Una volta che la consapevolezza si è impadronita di loro inizieranno a utilizzare il mezzo comunicativo in maniera creativa e, appunto, consapevole.

L’altro giorno ho proposto un’attività in cui, dopo aver letto una storia in un albo illustrato, loro dovevano disegnare un momento di vita vissuta con un loro caro amico o amica. “Cercare di raccontare un momento con un’immagine non è semplice: dovete essere in grado di pensare a come rendere l’immagine leggibile anche dagli altri. Far capire a qualsiasi altro vostro compagno… di leggere l’immagine e capire cosa sia accaduto”. Ma procediamo con ordine. Vi racconto l’attività.

Abilità pregresse sondate (precedentemente).

In questi primi mesi di scuola la capacità di leggere le immagini è stata sondata e verificata (e anche valutata) quotidianamente. Non tutti i bambini sono infatti in grado di osservare una immagine semplice (pensiamo a quelle stilizzate proposte nelle classiche schede che si utilizzano a scuola per approfondire argomenti nelle varie discipline o per svolgere esercizi) e comprenderne subito il significato. Alcuni si perdono nei dettagli o fissano l’attenzione solo su un aspetto, altri non hanno un bagaglio di esperienze tale che consenta loro di arrivare ad una interpretazione (se io osservo un’immagine di un signore che stira e non ho mai visto un ferro da stiro… difficilmente capirò di cosa si tratta, ad esempio) per non parlare degli input che arrivano dal livello culturale (noto sovente che i bambini abituati a leggere storie con i genitori, magari illustrate, hanno una maggiore capacità di lettura e se i genitori stimolano il bambino con domande o si soffermano a riflettere con lui… allora la lettura avviene in maniere più completa e spontanea). Ci sono comunque quei bambini che utilizzano il disegno e le immagini come canale comunicativo ed espressivo primario e lo fanno in modo consapevole. Nei primi anni della scuola primaria, non dimentichiamolo, si inizia a disegnare per gli altri. Mentre nei primi anni di vita il bambino disegna per se stesso e per il piacere di vedere il tratto grafico sul foglio… nella fase che va dai 5 anni in su il disegno diventa vera e propria comunicazione. I bambini disegnano per i genitori, per le insegnanti, per gli amici. Iniziamo a pensare delle storie disegnate (anche da fare insieme) e sentono la necessità di condividere i loro elaborati “Ti piace il mio disegno? Hai visto cosa ho disegnato?”. Quindi, imparare a disegnare in maniera comunicativa è importante. Far diventare il disegno un mezzo espressivo è qualcosa di potente per ognuno di noi.

Il periodo di lettura delle immagini proposte sui libri o alla LIM da me è culminato, prima di Natale, in un’attività pensata ad hoc. Ho proposto alla LIM una serie di immagini sul Natale che ci hanno consentito di iniziare un percorso nuovo sulla lettura delle immagini.

Queste sono alcune delle tante immagini proposte che ho cercato nel web e ho proposto in questo ordine alla mia classe. La prima immagine introduttiva mi è servita per entrare nell’argomento: “Che tipo di immagini pensate vi possa proporre se vi mostro questa?“- “Di Natale!!!” esclamano loro. “E come fate a saperlo? Ditemi cosa osservate nell’immagine che ve lo fa pensare” – “C’è disegnato un albero di Natale” – “Solo questo? Esiste qualche altro elemento presente nell’immagine che vi fa pensare al Natale?” – “Il bambino ha il cappello di Babbo Natale“. Benissimo, ma ora passiamo oltre. “Perché secondo voi ho scelto proprio questa immagine… Dov’è il bambino secondo voi e cosa sta facendo? Pensate ad altri elementi che compongono l’immagine“. Un timido “Il bambino disegna con il gesso in una grande lavagna, forse si trova a scuola. E vuole parlare del Natale! Come noi!” mi fa capire che stiamo entrando in sintonia. “E se vi mostro questa immagine?” faccio proiettando la figura 2. Si solleva un OHHHH generale e iniziamo a discutere: ancora il Natale, c’è un grande albero, è illuminato e quindi a differenza degli altri alberi mi dice che è Natale, si trova all’aperto e in montagna, c’è la neve… e quindi è inverno… la stagione in cui c’è il Natale. Queste sono tante delle risposte alle mie domande stimolo. “E che differenza c’è tra l’immagine 2 e quella 3 che vi propongo ora?“. Ci soffermiamo sui dettagli. Questa volta qualcuno si prenota e inizia a leggere senza le mie domande stimolo “Prima era Natale in montagna e ora è in città. Siamo sempre in inverno e ci sono molte persone che stanno pattinando” – “Come fai ad essere sicuro che siamo in città” – “Beh, si vedono i palazzi” – “Possiamo anche immaginare in quale città ci troviamo? Osservate bene” – Notano delle bandiere. Per rispondere a questa domanda bisogna avere delle conoscenze pregresse e culturali non di facile portata quindi intervengo io ma l’aver individuato le bandiere come “fonte di informazione alla domanda posta” è notevole. Anche con la quarta immagine si procede operando un confronto con la precedente: descriviamo gli elementi presenti, i colori utilizzati, il tipo di paesaggio. Diventano abili a scorgere i dettagli e a trovare significati. Sembra quasi una caccia al tesoro. Notiamo anche che le prime due erano immagini fotografiche mentre le successive sono dei dipinti. Dagli “esterni” passiamo agli interni (ma questo lo faccio dedurre a loro con la quinta immagine): anche qui continuiamo con la caccia al tesoro degli elementi presenti nella fotografia che ci riportano al Natale. Chiedo loro di concentrarsi sui colori e pensare proprio alla composizione dell’immagine: l’albero di Natale in primo piano, un caminetto accesso, le luci calde e tanto rosso natalizio. Discutiamo un po’ al riguardo facendo emergere suggestioni. Osserviamo tante altre foto simili e infine propongo l’opera riprodotta nella sesta immagine. “Questa scena racconta il Natale che conoscete voi? Perché è tutto scuro e con una luce centrale? Dove si svolge la scena? Cosa fanno le persone nel quadro?” Le risposte sono molto interessanti e qualcuno riesce anche ad argomentare: “Questo è un Natale lontano, sono vestiti come si vestivano tanto tempo fa e poi sembra una casa antica.” – “C’è buio ma l’albero è illuminato e tutti sono intorno persi per mano… ed è proprio Natale!“. Mi sono piaciuti proprio e in questa modalità passiamo al Babbo Natale. Ma quando presento l’immagine 8 e loro dicono di vedere Babbo Natale che vola nel cielo faccio subito notare che hanno fatto una lettura guidata dalle loro conoscenze. “Vedete la faccia di Babbo Natale? Vedete proprio bene le renne? Sicuramente no ma non ne avete bisogno perché da una sagoma nera che viene collocata in alto, e per voi in alto significa in questo caso “in cielo“, avete subito dedotto che si tratti di Babbo Natale. Questo vi fa capire come tal volta, per leggere le immagini, non si abbia bisogno di dettagli e particolari o di disegnare esattamente ciò che vogliamo rappresentare!“. Con l’immagine seguente alcuni si spaventano ma sono incuriositi perché individuano nello scheletro (il protagonista del bellissimo film “A Nigthmare before Christmass di Tim Burton”) un Babbo Natale un po’ strano e inquietante… ma pur sempre Babbo Natale: è vestito come lui, c’è un albero di Natale sulla destra, un bambino che ha appena ricevuto un regalo. Però qualcosa non va: a differenza delle immagini precedenti questa appare cupa. Racconto la storia narrata nel film per far comprendere di che si tratta. Nel ciclo precedente avevo proposto anche la visione del film in classe ma questo giro passo: alcuni bambini mi son sembrati troppo suscettibili. Riproveremo il prossimo anno (anche se molti avrebbero voluto vederlo insieme ma alla fine ho mostrato loro WALL-E). Infine osserviamo delle classiche “icone” natalizie che sono di facile lettura per tutti.

Al rientro dalle vacanze abbiamo continuato sulla stessa lunghezza d’onda continuando a leggere le immagini insieme. Questa volta ho proposto un albo illustrato speciale, senza parole, di cui avevo già parlato (lo usai nella mia seconda tesi di laurea). Ho utilizzato Amici per un… pesce, così s’intitola il libro (anche se a loro non l’ho svelato subito), per introdurre un argomento che ci avrebbe portato alla fase creativa del lavoro (disegnare un momento felice vissuto con un amico o un’amica ispirandoci alla storia narrata nel libro) ma anche per continuare il discorso sulla lettura delle immagini. Il fatto che il libro non possieda testo scritto ci costringe ad affidarci solamente alle immagini per capire la storia. Proietto ogni pagina alla LIM e a turno proviamo a raccontare cosa accade a partire dagli elementi che compongono l’immagine. La storia viene snocciolata senza problemi perché ognuno ci mette del suo. Alcuni bambini sono più abili a cogliere i dettagli e a raccontare, altri invece hanno ancora bisogno di domande stimolo. Solo pochi tentennano ancora o non riescono a procedere in autonomia. Per una questione di diritti d’autore non posso condividere con voi le immagini dell’albo (che non credo sia neanche più in commercio) ma ve ne propongo solo tre, che non sono presenti nel libro in sequenza ma raccontano vari momenti della storia, a titolo esaustivo:

Nella prima immagina a sinistra, con domande mirate (dove si svolge la scena – cosa accade – cosa sono “questi” mentre indico con la mano i vari elementi – da cosa deducete che…), emerge che in città (palazzi con le antenne televisive, il traffico delle auto per strada) alcune persone stanno partendo (valigie sopra le auto)… forse per le vacanze (sono tanti che partono e quindi saranno le vacanze). Molti di questi significati, oltre ad essere trasmessi dai disegni, arrivano grazie all’esperienza vissuta da ognuno. Chi di noi non è andato in vacanza? Faccio notare loro questo interessante aspetto della comunicazione per immagini (senza scomodare Jakobson!) e loro ne sono affascinati. Nella seconda immagine in alto a destra scoprono che una bambina sta andando in vacanza al mare dagli ombrellone sistemato sopra l’auto. Ma scoprono anche che sta mostrando un pesciolino rosso a qualcuno… che forse si trova nell’auto accanto alla sua. La storia si sviluppa proprio grazie a questo pesciolino e l’amicizia tra i due bambini verrà proprio veicolata e guidata da questo elemento. Il bambino a cui si rivolge lei cerca di comunicare disegnando un pesciolino (e torniamo al discorso dell”immagine come forma di comunicazione che rimanda a significati) e suggellando quella complicità che diventerà, alla fine della storia una bella amicizia. Nell’ultima immagine proposta (che si trova più o meno a metà della storia), i bambini sono lontani ma continuano a pensare l’uno all’altra. Ne approfittiamo anche per parlare del linguaggio dei fumetti. Disegno due tipi di baloon alla lavagna per far presente loro la differenza tra fumetti che ci fanno capire che il personaggio parla oppure pensa. Anche la tipologia ci manda delle informazioni. In questo caso i due bambini stanno pensando e questo lo deducono velocemente alcuni di loro. Notano che il vedere un pesciolino “vero” rimanda subito il pensiero a quel tratto di strada fatto con il nuovo amico/a grazie al pesciolino rosso.

La storia viene narrata tutta, immagine per immagine, e poi raccontata per intero da alcuni bambini volontari. Questo, oltre alla lettura mirata, ci consente di parlare di amicizia, di raccontare momenti, esperienze e legami. Alla fine chiedo loro di prendere un foglio bianco e raccontare un momento felice vissuto con un amico o un’amica. Ricordo loro che il disegno dovrà contenere gli elementi che saranno in grado di comunicare le nostre sensazioni e il nostro racconto anche agli altri. Consiglio di organizzare bene lo spazio nel foglio, mettendo in primo piano i protagonisti della storia, chiedo di inserire pochi elementi magari… ma chiari, di cercare di rispettare le proporzioni e di curare anche lo sfondo e l’organizzazione degli elementi in relazione tra loro. Lavorano in silenzio assoluto immergendosi nelle immagini. Purtroppo faccio l’errore di disegnare anche io una scena della mia infanzia che poi faccio leggere loro e raccontare. Dico purtroppo perché alcuni bambini, invece di pensare ad una loro esperienza, usano la mia e ridisegnano usando il mio spunto (io in altalena con una mia amica… in montagna) la loro… quando invece avevo chiesto di svincolarsi dal mio racconto. Pazienza! Alla fine, ognuno di loro mostra il proprio disegno alla classe e gli altri devono cercare di leggere e capire il momento raccontato, trovare i protagonisti, capire dove si svolge la scena. In questo caso “il disegnatore” comprende anche che se l’immagine è leggibile ha lavorato al meglio e rispettando la consegna. I bambini sono molto critici e portano avanti osservazioni plausibili: non si capisce bene perché il disegno ha troppi elementi messi in confusione; ci sono tante persone e non si capisce quali siano i protagonisti; perché i bambini sono grandi quanto le case? Allo stesso tempo fanno i complimenti a chi ha messo ben in primo piano i protagonisti oppure ha scelto di disegnare pochi elementi ma fatti con cura e chiaramente leggibili, chi ha disegnato bene il luogo in cui si svolge la scena, chi ha avuto la capacità di mostrarsi creativo e non perdere di vista l’obiettivo. Il momento di lettura critica non è vissuto come qualcosa di negativo ma invece viene presentato come un momento di crescita che ci consente di migliorarci. In questo caso cerchiamo di focalizzare l’attenzione sul messaggio e sulla comunicazione. Loro devono essere consapevoli di questo. Ci saranno poi momenti di creatività pura e anche astratta ma in questa fase dobbiamo imparare l’abc delle immagini proprio come stiamo imparando a leggere e scrivere le parole.

Siamo solo all’inizio ma il lavoro continuerà per tutto il ciclo della scuola primaria. Osserveremo tante e diverse immagini che ci serviranno ad affinare la nostra lettura e a diventare degli ottimi e consapevoli lettori di immagini ma allo stesso tempo ad imparare ad usare le immagini (e il disegno) come mezzo di comunicazione e di creatività.

Per approfondire il discorso sulle immagini vi propongo questo Genially che ho creato ad hoc. Divertitevi a scoprire i contenuti di approfondimento cliccandoci sopra.

 

 

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