#CLASSEPRIMA SCIENZE (4). Dai cinque sensi all’acqua o viceversa

In questo periodo di vacanze, ho ricevuto diverse email con richiesta di consigli sul come fare scienze in prima, come impostare il lavoro sul quaderno (visto che in prima scrivono poco) e anche perché nei materiali di scienze classe 1-2 mancasse proprio il quaderno di classe prima. Come specificato anche nell’area I miei materiali, non ho messo a disposizione un quaderno di scienze di classe prima perché ho privilegiato soprattutto le attività laboratoriali e di osservazione, discussione e condivisione delle esperienze. In prima il lavoro sul quaderno non è consistente come può esserlo via via nelle classi successive. Anche nel sussidiario le pagine di scienze (e gli argomenti trattati) sono davvero poche. Ma perché? Spesso ci sfugge il senso e l’obiettivo di studiare, o meglio, di affrontare le scienze naturali nella scuola primaria: insegnare ad osservare la realtà con occhio e spirito scientifico, riuscire a porsi problemi concreti sulla realtà e sui fenomeni che ci circondano, imparare attraverso l’osservazione e la sperimentazione a trovare delle risposte alle domande partendo da ipotesi e verificando i processi. Dovremmo lavorare in maniera laboratoriale e sperimentale, non solo dedicarci allo studio nozionistico dei concetti o dei saperi impartiti. Certo, è importante inquadrare bene gli argomenti, acquisire un metodo di studio, comprendere i fenomeni anche a partire da quanto appreso e studiato ma non possiamo assolutamente trascurare l’aspetto fondante della disciplina: stimolare il pensiero critico. Imparare ad osservare e porre quesiti sono le basi solide per costruire un percorso di studio vero, mirato e autentico. Spesso le mie interrogazioni, parlo soprattutto di quarta e quinta, andavano oltre a quanto letto e studiato sul libro: le mie domande implicavano un processo di riflessione, collegamenti e ragionamenti che partivano certo da quanto studiato sul libro ma che si rifacevano anche all’esperienza diretta sul campo, al collegamento con argomenti studiati nel tempo, a condivisione di domande e quesiti ai quali si era trovata risposta insieme… analizzando i fenomeni. Ecco perché in prima è necessario iniziare subito a remare verso quella direzione. Non è semplice, perché i bambini stessi si aspettano il lavoro sul libro e sul quaderno. Al termine di una discussione insieme, magari di tre quarti d’ora e su un argomento per loro interessante e che stimola domande e risposte, spesso mi sento chiedere “Maestra, ma oggi non lavoriamo?” Beh, per me quelli sono i momenti più interessanti del lavorare insieme.
Inoltre, in prima, i bambini stanno imparando a leggere e scrivere quindi tutta una serie di attività da fare sul quaderno sono da escludersi o per mancanza di tempo o perché diventano molto faticose e fanno perdere di vista gli obiettivi della disciplina insegnata. Il quaderno diventa il luogo dove raccogliere le esperienze e gli scambi prevalentemente con i disegni e le poche parole chiave. Anche quest’anno sto lavorando in questo modo: andiamo sul quaderno per appuntare quanto scoperto con l’osservazione, gli esperimenti, la condivisione di esperienze. Anche se gli argomenti di quest’anno verranno comunque ripresi e approfonditi in seconda, ho deciso comunque di tenere maggior traccia del lavoro sul quaderno (rispetto al ciclo precedente) e quindi a fine anno condividerò con voi il quaderno di classe prima digitalizzato (ossia quello che sto creando io in corso d’opera per la mia classe). Nelle mie lezioni, utilizzo molto anche dei brevi filmati, immagini e schemi semplici e di facile lettura, giochi interattivi e app dedicate. In questi mesi stiamo mettendo a punto un metodo di lavoro che nel tempo si svilupperà al meglio e dovrebbe poi diventare parte di ognuno. Ad un certo punto mi farò da parte e loro dovranno essere autonomi nel recupero delle informazioni, nella stesura delle domande, nella formulazione delle ipotesi e anche nell’organizzazione testuale sul quaderno.
Nel mio armadio di classe ho molti materiali di recupero che diventano ottimi strumenti con i quali lavorare insieme. Quindi in base all’argomento che ho programmato di trattare, ma anche in base ai loro feedback, apro le ante e inizio a tirar fuori scatoloni e oggetti. Quell’armadio sembra in effetti una borsa di Mary Poppins e appena lo apro ci sono sempre dei bambini che con una scusa si avvicinano a me per poterci sbirciare dentro. Sono incuriositi e si aspettano molto da lui… e anche da me! Anche coi cinque sensi abbiamo continuato a lavorare in questo modo. Nella Finestra sull’albero, ho documentato vista e udito perché sono state le attività più strutturare. Per quanto riguarda l’olfatto non ho potuto portare, come avevo progettato, le erbe aromatiche per giocare ad indovinare gli odori (il Covid mi ha decisamente bloccata in questo tipo di esperienza) ma ci siamo concentrati sugli odori piacevoli e quelli sgradevoli a partire dai nostri racconti e dall’esperienza,  illustrando poi sul quaderno. Per il gusto invece abbiamo unito l’utile al dilettevole: le esperienze in mensa (io insegno su tempo pieno) e i momenti della merenda alla ricreazione, ci hanno permesso di concentrarci sui sapori dei cibi e poi condividere quanto osservato. Abbiamo cercato di raccontare il Natale con gli odori e dei sapori caratteristici e ne son saltate fuori delle belle 😉  Per il tatto ci siamo ricollegati ad alcune attività fatte in tecnologia sui materiali (ma siamo solo all’inizio e in fase prettamente sperimentale e orale) individuando gli oggetti duri e quelli morbidi in base all’esperienza diretta in classe o a casa. Il discorso verrà sviluppato meglio a gennaio trasversalmente anche alla tecnologia perché inizieremo a parlare di materiali e oggetti. Inoltre, a fine gennaio inizierò un percorso sull’acqua (con esperimenti in aula ma anche attivando una serie di riflessioni sull’importanza dell’acqua e di come vada rispettata) che documenterò in maniera dettagliata e si ricollegherà ai cinque sensi. Propendo a non fare alcun uso (se non limitato) di schede e fotocopie già pronte e prediligo le esperienze concrete. Le schede vengono dimenticate in un attimo, non richiedono impegno (in prima… per le scienze… sono spesso ridicole) e, sebbene facciano risparmiare inizialmente del tempo, non mi aiutano ad insegnare loro come gestire il proprio lavoro sul quaderno, come organizzare i tempi di lavoro e imparare a scrivere, schematizzare e anche “lavorare con quel po’ di fatica che serve”!
Per il rientro ho predisposto una piccola mappa concettuale da leggere insieme che servirà da riepilogo generale sui cinque sensi. Sembra strano che ci si dedichi tutti questi mesi ai sensi: loro li conoscono… che difficoltà c’è? Il fatto è che conoscerli non significa averne consapevolezza e, tanto meno, saperli usare in modo scientificamente utile. Tutto ciò che andremo a scoprire quest’anno (ma non solo) verrà fatto coi cinque sensi quindi dobbiamo essere certi di averli “metabolizzati al meglio”. Prima di tutto: siamo certi che sia semplice distinguere gli organi di senso dai sensi? In prima si tratta anche di acquisire un giusto linguaggio e saperlo utilizzare con pertinenza. Ecco perché ci si sofferma di più sugli argomenti approfondendo quelle due paginette del sussidiario. Nella mappa le parole chiave sono ben evidenti e le immagini aiutano a focalizzare l’attenzione sugli organi di senso deputati ad assolvere quella determinata funzione. Certo, gli organi di senso verranno ripresi e sviluppati in quinta ma imparare da subito questa distinzione credo sia importante.
Quando parleremo, a gennaio di materiali e oggetti, lo faremo proprio a partire dall’uso dei sensi. Ad esempio, anche questa distinzione trae spesso in inganno: in terza elementare avevo ancora degli alunni che confondevano gli oggetti con i materiali di cui erano fatti. Esempio concreto di interrogazione: “Dimmi il nome di un oggetto duro e resistente“, risposta “Legno“. Io per farlo riflettere, allora: “E di che materiale è fatto?“… “Albero?” Io che continuo: “E da cosa si ricava?” SILENZIO “Ah, no… Aspetta maestra…” e quindi io: “Adesso rifletti e riprendi da capo… perché c’è qualcosa che non va” e alla fine “Un oggetto duro e resistente può essere la sedia, che è fatta di legno. Il legno si ricava dall’albero che si trova in natura… quindi è un materiale naturale“. E finalmente ce l’abbiamo fatta! Non dire mai un “NO” sterile ma stimolare il ragionamento e portare alla risposta corretta con domande chiave. Ecco perché, quando inizieremo a parlare di oggetti e materiali a partire dall’esplorazione coi sensi, imposteremo subito una pagina sul quaderno in cui distingueremo in due colonne il materiale dall’oggetto. Vi mostro la pagina che ho intenzione di impostare (niente di speciale… essenziale… ma soprattutto la faranno loro e servirà a riassumere le esperienze concrete fatte in aula precedentemente):
Materiale da una parte, e scritto in rosso, e oggetto dall’altra, con colore diverso e da far individuare a loro. E mentre si fa questo lavoro si chiede: “Quali caratteristiche ha questo materiale? A cosa serve questo oggetto? Esistono altri oggetti di questo materiale?” ecc. E mi raccomando: non impostare mai pagina di quaderno senza il richiamo ad un esperienza concreta, senza averci prima discusso sopra o introdotto l’argomento, o semplicemente per lasciarla sospesa lì senza ne capo ne coda. Sarebbe un lavoro inutile. Il quaderno, a modo suo, deve diventare un luogo, passatemi il termine, “interattivo”. Deve rimandare ad altro: esperienze, confronti, idee, spunti, emozioni.
Grazie ai cinque sensi inizieremo a parlare anche di acqua. Argomento non affrontato sul nostro sussidiario ma per me fondamentale. L’anno prossimo vedremo il ciclo dell’acqua ma prima, quest’anno, voglio iniziare a mettere qualche semino. Inoltre… l’acqua mi servirà anche per introdurre un classico argomento di prima: distinzione tra viventi e non viventi. L’intento è quello di non cadere nel trabocchetto: viventi sono quelli vivi e non viventi sono quelli morti! (ehehe, perché la constatazione arriva! ma io quest’anno li frego… anticipando il tutto). Ma procediamo con ordine.
L’idea. Il percorso sull’acqua si apre con un vero e proprio laboratorio dedicato in cui porto tra i banchi: pentolini, acqua, cubetti di ghiaccio, fornello per far bollire l’acqua, materiali diversi che galleggiano o meno, sostanze che si sciolgono o no, ecc. Tutta l’attività completa ve la racconto in un articolo dedicato. Nel dettaglio si osservano le caratteristiche dell’acqua (con i nostri sensi), i tre stati in cui si può trovare (osservando anche i passaggi di stato e le cause legate alla temperatura… anche se poi, in riferimento alla trasformazione della materia, se ne riparlerà in maniera più approfondita in seconda), il rapporto tra acqua e alcune sostanze o materiali (si sciolgono? si mescolano? galleggiano? restano in superficie? ecc). La sperimentazione avviene in vari modi ma, poi, si documenta sul quaderno solo la parte relativa alle caratteristiche dell’acqua. L’attività sarà: SCOPRO L’ACQUA COI CINQUE SENSI.
Se uso i miei sensi, cosa posso dire dell’acqua? Se uso la vista noto che non ha un colore (è trasparente) e non ha una forma precisa (assume la forma del contenitore nel quale viene messa); se la odoro noto che non ha un odore caratteristico quindi è inodore; se la assaporo noto che non ha un sapore particolare (a meno che non sia quella del mare… che contiene sostante saline che modificano il suo sapore originario); posso sentire il rumore che produce quando cade goccia a goccia, o quando scorre; se la tocco posso sentire se è fredda o calda). Se l’acqua ha un odore o un colore particolare significa che non è pura ma contiene altre sostanze che l’hanno modificata. Questo ci consentirà di focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche dell’acqua legate ai cinque sensi e ci porterà anche a riflettere sull’acqua e sull’importanza che ha nelle nostre vite. In tecnologia inizieremo a parlare della funzione degli oggetti che usiamo e del perché li usiamo. E l’acqua, a cosa serve? Elenchiamo tutto ciò che ci viene in mente (l’acqua la beviamo! la usiamo per cucinare, per lavarci ecc ecc) e proprio da questo cerchiamo di capire perché è un bene prezioso e cosa possiamo fare per non sprecarlo o inquinarlo. Collegati all’educazione civica si parla delle 4 R dell’acqua (rispettiamola, risparmiamola, recuperiamola, ridistribuiamola equamente) e iniziamo proprio il percorso di green economy, di ecologia e sviluppo sostenibile che amo sviluppare negli anni e che, nel ciclo precedente, ha fatto nascere tanti futuri “bionieri”,  cittadini e cittadini che portano avanti buone prassi legate al rispetto dell’ambiente e alla cura del nostro Pianeta.
Dal quesito “L’acqua è vivente o non vivente?”, e da esempi concreti, inizia ad emergere la distinzione tra viventi e non viventi ma a partire dalla materia, con una pagina tipo questa:
Si parte proprio dal concetto di materia: tutto ciò che ci circonda è fatto di materia (scopriremo in seconda che poi ci sono le particelle, molecole, atomi… ). Questa può essere vivente e non vivente a seconda di come si comporta. E non sto qui ad elencarvi l’ovvietà. L’impostazione è questa perché tanto prima o poi qualcuno mi chiederà: Ma la pera è vivente? Perché mica muore!  E allora potrò ricordare che la sua materia è vivente perché è il frutto della pianta che, come sappiamo, vive, respira, si nutre, cresce, si riproduce e muore… quindi è vivente. E l’acqua? Beh, l’acqua è una sostanza non vivente ma è indispensabile per la vita. Proprio per tale motivo dobbiamo rispettarla e averne cura.  Questo dobbiamo imparare e tenere bene a mente.
Per riassumere tutto il percorso sull’acqua e avere una serie di spunti sui quali riflettere, discutere o ampliare quanto vi ho raccontato, ho predisposto una presentazione Genially ad hoc. Scorrete le pagine, cliccate sui contenuti extra inseriti negli elementi interattivi e utilizzatelo coi vostri alunni. Lo proporrò alla mia classe quest’anno come introduzione e l’anno prossimo per ricordare quanto affrontato quest’anno. Come sempre… spero possa tornarvi utile. Buon lavoro!

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