#CLASSEPRIMA SCIENZE (2). Giochiamo, creiamo e sperimentiamo coi cinque sensi: LA VISTA.

Inizia con la vista il percorso laboratoriale dedicato ai cinque sensi.

Chi ha mai sentito dire “Tieni gli occhi bene aperti”? Cosa significa questa frase? Tenere gli occhi aperti significa stare attenti a ciò che accade intorno a noi: gli occhi ci aiutano a riconoscere gli oggetti, a comprendere cosa sta accadendo (ci salvano anche dai pericoli) e ad imparare molte cose. Con gli occhi scopriamo le forme degli oggetti, le dimensioni, il colore (e in matematica ci concentreremo moltissimo su questo aspetto… coi blocchi logici, ad esempio, ma non solo), attraverso la luce possiamo fare esperienze visive diverse e con la vista siamo in grado di leggere le immagini! Quando vediamo una cosa coi nostri occhi possiamo star certi che si tratta di qualcosa di vero, che esiste! La vista, per noi, sembra infatti più affidabile dell’olfatto o dell’udito. Quando rientriamo a casa e sentiamo un buon profumino provenire dal forno pensiamo subito che qualcuno ha fatto un dolce… ma è solo quando lo vediamo, e scopriamo di che si tratta coi nostri occhi, che siamo certi della nostra scoperta. Pensiamo invece a chi ha perso la vista. Sappiamo che dovrà puntare tutto sugli altri sensi sviluppandoli al meglio. Ma perché? Perché noi abbiamo bisogno di conoscere al meglio ciò che ci circonda per vivere pienamente e serenamente la nostra esistenza. Pensate per un attimo di non poter contare sui cinque sensi: come vi sentite? Vi sentireste persi. Questo vi fa capire quanto siano importanti!

Noi esseri umani siamo esseri visivi. La maggior parte delle informazioni passano proprio per gli occhi e siamo così tanto abituati a vedere e interpretare la realtà che spesso lo facciamo così velocemente da farci anche ingannare dalla vista. Pensiamo alle illusioni ottiche o alle pubblicità (immagini in movimento o fotografiche che veicolano significati spesso fuorvianti). Per questo motivo dobbiamo educare la nostra capacità di vedere e osservare con attenzione. L’arte e immagine, proposta a scuola deve insegnarci anche questo aspetto fondamentale. In quinta scopriremo che la vista va a braccetto con la luce. Il nostro occhio, senza luce, non potrebbe far molto. Quando siamo al buio in una stanza cosa riusciamo a vedere? Il discorso si fa ancora più interessante coi colori e sulla loro reale percezione. Quando scopriremo che i colori sono luce sarà molto interessante poter sperimentare con essi (ma questo è un capitolo che affronteremo trasversalmente in scienze e in arte e immagine quando saremo più grandi). Capite bene le potenzialità di questo argomento. Non mi soffermerò sulle caratteristiche dell’occhio (prematuro a mio avviso… aspetteremo lo studio del corpo umano in quinta) ma ci concentreremo sulle esperienze dirette: il mio compito è suscitare interesse per la materia, curiosità e motivazione. Ci riuscirò?

Partire da una domanda, sperimentare insieme per trovare la risposta.

Perché abbiamo due occhi e non uno solo?

Possiamo introdurre l’argomento con una domanda: “Conoscete Polifemo?” e magari raccontare  la sua una storia con un breve video. Partire da una storia che incuriosisce consente di catturare la loro attenzione anche se, in questo caso serve solo da pretesto per far riflettere su quanto dev’essere strano e difficile avere un occhio solo (figuriamoci nessuno… come capita al famoso ciclope). Se incrociamo i nostri occhi cercando di guardarci il naso capita una cosa strana: provate! Riusciamo a vedere, anche se non in maniera nitida, i due lati del naso. Se invece chiudiamo, alternandoli, gli occhi abbiamo percezioni visive diverse. Facciamo alcuni esperimenti osservando ciò che ci circonda prima con un occhio e poi con l’altro. Ogni occhio si crea una propria immagina di quanto osserva da lontano e da vicino; noi percepiamo immagini diverse (proiettate nel nostro cervello) perché gli occhi sono sistemati l’uno accanto all’altro e quindi hanno punti di vista diversi (come quando ci spostiamo in diversi posti per osservare la stessa cosa). Quando guardiamo con entrambi gli occhi il nostro cervello rielabora (come un computer) le informazioni visive di ciascuno occhio per darci una visione completa di quanto osservato. Un’immagine dimensionale che ci racconta la realtà. Solo così possiamo riconoscere le dimensioni, le forme, gli spessori e via dicendo. Con un occhio solo diventa tutto più complesso.

Esperimento1: mettiamo una monetina posizionata in verticale sulla punta del nostro naso e osserviamola prima con un occhio e poi con l’altro; scopriamo che ogni occhio vede un lato diverso della moneta. Se invece apriamo entrambi gli occhi ci accorgeremo di non riuscire a vederla più. Spostiamo piano piano la moneta davanti al nostro naso e, finalmente, riusciamo a vederla. Quando è sistemata davanti ai nostri occhi puntiamola a coprire il volto del compagno che abbiamo davanti e sperimentiamo: chiudendo un occhio riesco a vedere la faccia del compagno, chiudendo l’altro il compagno viene coperto dalla monetina… e non lo vedo più!

Esperimento2: sistemiamo una matita appesa ad un filo e facciamola penzolare sulla testa di un alunno in modo che sia a portata di mano; facciamo chiudere un occhio allo sperimentatore chiedendo di toccare con l’indice la punta della matita; scopriamo quanto è difficile calibrare bene la presa perché con un occhio solo diventa tutto troppo difficile (la mano andrà o troppo avanti o troppo indietro); proviamo con due occhi scoperti.

Perché la luce è così importante e a volte ci abbaglia? Se ce la sentiamo, possiamo introdurre l’argomento con il video del Mito della caverna di Platone. Anche in questo caso il filmato ci consente di riflettere e aprire una breve discussione… niente di più. I punti neri che abbiamo all’interno del nostro occhio si chiamano pupille e hanno il compito di catturare la luce che ci consente di vedere. Quando c’è poca luce le pupille cercano di poter trarre quanta più riescono a catturarne per poterci far vedere meglio e per compiere questo lavoro si dilatano: diventano più grandi. Quando invece c’è tanta luce diventano più piccole. Se la luce è tanta e chiara (pensiamo alla luce dei raggi del sole) la pupilla ne assorbe così tanta che si restringe moltissimo e noi percepiamo fastidio: veniamo abbagliati. Questo lo notiamo anche quando passiamo da una stanza buia (con pupille dilatate) a una luminosa (accendiamo la luce e le nostre pupille si restringono ma non abbastanza velocemente): entra troppa luce all’improvviso e noi ci sentiamo abbagliati! “Qualcuno di voi è mai andato dall’oculista e ha provato le goccine per dilatare la pupilla? Ebbene, vi siete osservati allo specchio? Avete sicuramente notato quanto le vostre pupille erano super dilatate! Adesso osserviamo le nostre pupille in diverse situazioni”.

Esperimento.  Con l’aula luminosa osserviamo le pupille del nostro vicino di banco. Il puntino nero al centro dell’iride (la parte colorata dell’occhio) è abbastanza piccolo. Adesso, creiamo in aula una situazione di penombra e osserviamoci reciprocamente le pupille: sono dilatate! Proviamo a sollevare leggermente le tapparelle e notiamo il restringimento delle pupille; abbassiamo nuovamente la luce e vediamo cosa accade.

Esperimenti online. Tal volta il nostro cervello viene ingannato dai nostri occhi e noi percepiamo qualcosa che in realtà sembra in un modo e invece non lo è. Questo è il caso delle illusioni ottiche!  Osserviamo questi esperimenti con le illusioni ottiche e cerchiamo di capire cosa accade… o, semplicemente, divertiamoci! Ce ne sono di tanti tipi quindi ci mettiamo davanti alla LIM e seguiamo le indicazioni o semplicemente osserviamo. Ci divertiamo molto con LE IMMAGINI AMBIGUE, restiamo affascinati dal MOVIMENTO APPARENTE e sperimentiamo con le AFTER IMAGES.

E ora mettiamoci all’opera! Proviamo noi stessi a giocare con le illusioni ottiche o a creare degli effetti ottici particolari.

Immagini rotanti. Per il primo laboratorio ci occorrono dei cartoncini a forma di cerchio (andrebbero benissimo i classici sottobicchieri da birra); della lana resistente; fogli di carta bianca; colla; forbici; colori; una penna con la punta metallica. Prepariamo il primo disco incollando da un lato una margherita coi petali bianchi disposti a raggio su un bel cerchio giallo e sistemare su sfondo verde e dall’altro una grande coccinella nera e rossa collocata al centro su sfondo chiaro; prepariamo il secondo disco incollando l’immagine di una gabbietta vuota su sfondo blu e dall’altro disegnare, sullo stesso sfondo, un uccellino. Una volta pronti i dischi fare due forellini ai lati destro e sinistro dell’immagine e applicarci il filo di lana facendo un nodino. Iniziare a sperimentare creando un movimento rotatorio tirando i lembi di ciascun filo e osservando bene l’illusione ottica che si crea: la coccinella viene percepita sopra il fiore e l’uccellino entra ed esce dalla gabbietta!

Cosa è accaduto? I nostri occhi non riescono a cogliere gli oggetti in movimento. Pensiamo ad un treno ad alta velocità che ci corre accanto: riusciamo a percepire una sagoma che corre via senza coglierne i dettagli. Oppure pensiamo a quando siamo in autostrada e proviamo a vedere una fila di alberi che fuori dal finestrino: vediamo sfocato e perdiamo i dettagli. Il nostro occhio non riesce a star dietro alla velocità elevata. In questo caso le immagini proiettate nel nostro occhio di sovrappongono: con questo trucco è nato il cinema (ma questa è un’altra storia affascinante che vi racconterò un’altra volta quando parleremo delle immagini in movimento durante le ore di arte e immagine). Con il nostro esperimento le due immagini del disco, roteando velocemente, creano una visione sovrapposta nel nostro occhio che percepisce un’unica immagine formata della sovrapposizione delle due.

Prima abbiamo disegnato i due cerchi usando come modello il cartoncino.

 

Poi abbiamo disegnato il modello scelto.
Infine abbiamo ritagliato e incollato sul dischetto in cartoncino… e aspettato che la maestra facesse i forellini e sistemasse i due fili.

Mentre i bambini hanno preparato i loro dischetti, ho chiamato qualcuno alla cattedra per aiutarmi nella preparazione del secondo esperimento (i bambini hanno ritagliato le sagome preparate da modellino e incollato).

La torre dei fantasmi. Ci occorre: un barattolo cilindrico, in vetro; dell’acqua; un cartoncino blu scuro, uno bianco e uno marrone; matita; forbici; pennarelli. Cosa dobbiamo predisporre: 1) prepariamo con i cartoncino marrone una torre che andrà ad infilarsi nel bicchiere creando due archi (uno davanti e uno dietro per il portone) dal quale potremmo vedere attraverso il barattolo; 2) creare alcune sagome di fantasmi che andremo ad incollare sul cartoncino blu e prendendo come riferimento la misura del portone anteriore e posteriore del castello; 3) quanto è tutto pronto sistemare il cartoncino blu coi fantasmi dietro il bicchiere pieno d’acqua e notare cosa accade: i fantasmi dietro il portone sono deformati! Sono passata a mostrare loro i fantasmi, banco per banco, e sono rimasti meravigliati! Alcuni ridevano di gusto nel vedere i fantasmi che “Diventano ciccioni!”.

Cos’è accaduto? L’acqua può deformare i fantasmi? Dobbiamo sapere che nell’aria, il raggio di luce che ci consente di vedere corre sempre in linea retta e quando incontra altri oggetti invece rimbalza. (Questo tipo di esperienza l’abbiamo fatta in quindi con i miei alunni dello scorso anno quando, in tecnologia, abbiamo parlato delle caratteristiche di alcuni materiali: opachi, traslucidi e trasparenti) Quindi se io osservo questo fantasma davanti a me riesco a vederlo. Ma se lo sistemo dietro un libro, ad esempio, non lo vedo più perché i raggi di luce tra il mio occhio e l’oggetto rimbalzano sul libro e io non riesco a vedere oltre ad esso (materiali opachi). Alcuni materiali però sono trasparenti e quindi i raggi riescono a passare: pensiamo al vetro delle finestre: se metto il fantasma oltre la finestra riesco a vederlo perché la luce ha oltrepassato il materiale trasparente. Ma altri materiali, come l’acqua appunto, pur essendo trasparenti (chissà quante volte abbiamo visto i pesci nuotare nell’acqua limpida del mare) deformano la visione dell’oggetto. Infatti, i raggi luminosi vi passano ma vengono in qualche modo deviati non consentendoci di vedere perfettamente l’oggetto come nel caso dei nostri fantasmi. Questo fenomeno lo possiamo vedere anche con le lenti degli occhiali: se indossiamo gli occhiali del nostro papà o della nostra mamma, molto probabilmente, vedremo gli oggetti introno a noi deformati. Questo perché le lenti degli occhiali hanno la funzione di “risistemare” il punto di vista errato dell’occhio che soffre di un difetto. In questa sede è un po’ difficile da spiegare ma il meccanismo è esattamente lo stesso. Riusciamo a vedere bene solamente quando i raggi di luce arrivano al nostro occhio esattamente nella direzione corretta… altrimenti la nostra vista è distorta.

Nella giornata seguente abbiamo ricordato la nostra esperienza e continuato a far caso alla nostra vista. Proviamo ad esercitarla a punto e a notare come “i punti di vista” siano importanti.  Facciamo una prova. “Mattia guarda attentamente davanti a te e racconta cosa vedono i tuoi occhi” – “Vedo la libreria, lo scaffale, i miei compagni di profilo e le due lavagne!” – “Riesci a vedere le finestre… senza voltarti?” – “No, perché sono dietro di me”. Cambio bambino e chiedo proprio a quello che si trova nella parte opposta (la nostra aula ha i banchi sistemati a ferro di cavallo con una fila anche davanti… una specie di grande quadrato): “Riccardo, e tu… riesci a vedere le finestre? E poi?” – “Vedo le finestre e alcuni compagni… e se giro un po’ la testa vedo le lavagne… ma non la libreria e lo scaffale”. A questo punto, e dopo aver proposto altri esempi e riflettuto insieme a loro, proviamo a raccontare sul quaderno… coprendo che ognuno ha una visione tutta sua e notando anche che, nella complessità del dover disegnare tutto, operiamo delle scelte visive: qualcosa viene rappresentato e qualcosa no. Anche in questo caso abbiamo scelto cosa osservare e cosa no.

Nel disegno, la mia alunna (che siede tra i banchi dietro) ha rappresentato i quattro compagni in prima fila che vede di spalle, alla sinistra la LIM e alla destra la lavagna nera (con sopra il cartellone sulle foglie che abbiamo raccolto) coi fiori in carta che la incorniciano. Davanti, tra le due lavagne, ci siamo maestra Carlotta (la mia collega bionda) e io (coi capelli rossi… e seduta sulla cattedra!).

QUI trovate anche la mia lezione di educazione fisica con il percorso dedicato alla vista.

Nella prossima puntata vi racconterò come abbiamo sperimentato con il senso dell’UDITO.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *