#CLASSEPRIMA ARTEeIMMAGINE (1). Prendere coscienza di sé con Achille, Pezzettino e il Mostro Numerico!

Finalmente inizia la nostra avventura artistica insieme. Per me è finalmente un sogno che si realizza perché per diversi anni ho tenuto per l’Università di Cagliari laboratori di Arte e Immagine per formare future insegnanti e io stessa ho continuato a specializzarmi in tutto ciò che riguarda l’arte delle immagini (dall’arte grafico-pittorica sino al cinema). Spero in questo prossimo quinquennio di poter portare avanti un percorso ricco ed entusiasmante che sviluppi una abilità nel leggere le immagini in maniera critica così da poterne fruire in maniera completa, che stimoli creatività e forza espressiva grazie all’uso dell’arte grafica in tutte le sue forme, che educhi alla conoscenza, alla comprensione e al gusto del linguaggio artistico-espressivo in modo da far maturare un certo gusto estetico, dia l’opportunità di sperimentare con le varie tecniche artistiche in libertà dopo aver appreso l’abc delle immagini. Per farla molto breve insomma… perché questa materia, spesso abbandonata e trascurata, merita invece di essere sviluppata al meglio. Viviamo in una società che fa dell’immagine il cardine di ogni forma comunicativa e conoscere questo linguaggio è fondamentale! Allo stesso tempo la conoscenza critica delle immagini ci consente di fruirne in maniera più consapevole e meno pericolosa. Per approfondire questo argomento vi rimando a uno dei miei saggi “Il laboratorio di arte e immagine” pubblicato alcuni anni fa.

Il mio primo periodo con la nuova 1^C sviluppa in tutte le discipline il nucleo tematico “Rafforzare i prerequisiti e stimolare consapevolezza”. Anche per l’arte e immagine ci soffermiamo su quanto conosciamo e sappiamo fare con lo stesso intento: diventare consapevole di quanto conosco, quanto riesco a fare e, allo stesso tempo, quanto posso imparare a fare. Dobbiamo diventare consapevoli di noi stessi anche a partire dalla capacità che abbiamo di esprimerci con le parole, coi gesti e anche con le immagini. Gli obietti di apprendimento principali di questo primo periodo saranno legati alle abilità percettive e visive (ci ricolleghiamo anche alle scienze e alla matematica ma anche all’educazione fisica e alla tecnologia) facendo in modo di esplorare immagini (fisse e in movimento), forme e oggetti. Spesso capita che quando parliamo di lettura si pensi a quella delle parole senza pensare che la prima lettura che noi operiamo è proprio quella delle immagini. Ogni immagine viene raccontata attraverso una serie di segni che il nostro occhio riesce a decifrare attribuendo dei significati che corrono di pari passo alla nostra esperienza. Se io disegno un albero stilizzato i miei alunni saranno in grado di leggere albero proprio perché nelle linee tracciate individueranno gli elementi che riportano all’albero: un tronco, dei rami… magari delle radici e delle foglie. Questo avviene per moltissime immagini. Giocheremo molto in questo senso e cercheremo di affinare la nostra consapevolezza a questo tipo di lettura. Allo stesso tempo, ci dedicheremo alla “scrittura” delle immagini quindi al tratto grafico. “Maestra come si disegna una tazza” – mi chiede l’altro giorno un’alunna – “Prova a pensare la tazza per linee dritte e curve” – faccio io prendendo il gesso e iniziando a tracciare segni alla lavagna. Tutto diventa più facile se impariamo ad affinare lo sguardo e pensare, vedere e immaginare in maniera diversa. In questo periodo stiamo disegnando moltissimo: in matematica e in scienze le occasioni non mancano mai. In poche settimane hanno compiuto progressi straordinari. Quello che semineremo quest’anno ci consentirà, con il tempo, di imparare a leggere via via immagini sempre più complesse ma anche a saper rappresentare secondo il nostro estro e le varie tecniche apprese ciò che vogliamo esprimere e raccontare. Ci aiuteranno gli albi illustrati, Bruno Munari, le opere d’arte dei grandi artisti, i film d’animazione e le fotografie ma soprattutto la sperimentazione creativa.

Iniziamo con l’osservare ciò che ci circonda: l’aula, il mondo esterno, i nostri compagni e noi stessi. Siamo certi di aver guardato bene attivando i nostri sensi? Possiamo raccontare con le immagini i sapori, i rumori, gli odori? Sicuramente il senso della vista è quello che utilizziamo con maggior consapevolezza e che ci aiuta a osservare e poi rappresentare ciò che desideriamo. Tra settembre e ottobre abbiamo iniziato a scaldare i motori: abbiamo disegnato liberamente ma non solo.

La nostra prima lezione sul quaderno di arte e immagine (ho fatto acquistare un quadernone a fogli bianchi in cui tracceremo tutto il nostro percorso in ordine cronologico e poi una cartella nella quale raccogliere altri lavori in fogli liberi per sperimentare con le tecniche più disparate) è un mio cavallo di battaglia. A partire dal racconto “Achille il puntino” (utilizzato trasversalmente sia in scienze, che in matematica che in educazione fisica) abbiamo cercato di immaginare il protagonista a partire dalle nostre sensazioni e ascoltando pezzo per pezzo la storia. Il piccolo Achille, in un susseguirsi di scoperte, cresce ogni giorno di più sino a diventare un individuo completo e pronto ad esplorare il mondo. La bellezza delle illustrazioni dell’albo è che escono da ogni schema precostituito e ricordano molto i disegni della prima infanzia. Ridono sotto i baffi mentre spunta fuori un Achille alla LIM e sui loro quaderni “Maestra, Achille è molto buffo”, “Maestra, ma Achille non ha il corpo però… bisognerà disegnarglielo” e io li fermo un attimo: “Adesso disegnate ogni pezzo via via che compare nella storia… poi, in seguito, lavoreremo sul nostro corpo… tutto completo”. E così facciamo: prima a tutta pagina compare Achille in tutto il suo splendore (e la bellezza è che ogni Achille è diverso dall’altro) e poi, nell’altra pagina disegniamo in libertà e seguendo però lo stesso schema iniziale, un amico o una amica per Achille. Perché la storia ci fa capire che è bello fare esperienza, imparare e crescere… ma insieme è meglio: l’amicizia e lo stare insieme sono importanti per Achille e anche per ognuno di noi.

Alcuni giorni dopo sviluppiamo il discorso prendendo in mano il concetto di schema corporeo. Abbiamo un po’ giocato anche in palestra ma quando porto in aula un grande specchio e lo posiziono accanto alla LIM sono tutti molto curiosi. “Oggi facciamo uno spezzatino di bambini! Proviamo a disegnare un bambino alla LIM e uno alla lavagna che contenga un orecchio di Ludovico, una bocca di Margherita, i piedini di Benedetta, il collo di Michele e così via!”. Mi guardano con gli occhi spalancati e già hanno imparato a conoscermi: “Questa maestra è molto burlona”. “Venga avanti il primo modello” e sistemo un bambino di fronte allo specchio: “Mostrami dove sono le tue ginocchia… E le spalle? Il naso dov’è?” Il modello ha padronanza del suo corpo e continua ad osservarsi per bene. Chiamo una bambina alla LIM e un’altra alla lavagna nera: “Adesso osservate bene la testa del modello e disegnatela con attenzione”. Le due teste saranno diverse ma andranno bene comunque. Altro giro nuova corsa: il procedimento si ripete con le domande al modello (che ovviamente variano ad ogni giro) e la richiesta di disegnare via via delle parti del corpo (orecchie, spalle, busto, mani…) sino a formare due bambini interi che dovrebbero non somigliare a nessuno in particolare ma che potrebbero essere ognuno di loro. Il passaggio successivo è stato quello di rappresentare se stesso in un foglio bianco tenendo conto dello schema corporeo appena analizzato ma non solo.  La rappresentazione dello schema corporeo non deve mai essere lasciata al caso e tanto meno si deve dare per scontata. I bambini appena arrivati alla scuola primaria disegnano spesso uno schema corporeo non completo, poco accurato e sicuramente non attento alle proporzione. Piano piano però, affinando l’osservazione, facendo caso ai dettagli e insegnando loro “la pazienza di disegnare con soddisfazione” imparano a rappresentare la figura umana in maniera sempre più proporzionata e completa. Questo non toglie che non si debba lasciar spazio alla fantasia, alla creatività e al divertimento di stravolgere completamente lo schema corporeo. In questo periodo ci siamo dedicati anche a questo. Ecco alcune attività mirate che ci sono servite per stravolgere quanto stiamo apprendendo sullo schema corporeo e ci hanno comunque permesso di discuterne ancora… in maniera creativa e divertente.

Il nostro percorso sullo schema corporeo e la conoscenza di sé prosegue, infatti,  con la storia di Pezzettino di Leo Lionni. Questo albo illustrato ci consente, attraverso l’avventura del piccolo Pezzettino, di rispondere ad un grande quesito filosofico: chi sono? Pezzettino per scoprirlo chiederà a tutti i suoi amici sperando di trovare in ognuno un pezzo di se stesso… o meglio… lui è convinto di essere un pezzo di qualcun’altro. Ma alla fine scopre con grande gioia che lui è se stesso e, come tutti, è fatto di tanti piccoli pezzetti. Racconto la storia sfogliando l’albo illustrato e mostrando gli amici di Pezzettino uno ad uno sino alla fine. I bambini sono felici e iniziano a fare domande, vogliono sapere e si sono già immedesimati. “E voi… chi siete? Nella storia c’era Quello forte e Quello che nuota, Quello saggio e Quello che vola… e tu? Chi potresti essere?” chiedo io. “Io sono Quella che ama gli animali!”, “Io Quello che nuota“, “Io sono Quello forte!” e “Io sono Quella che balla“. Propongo di raccontarlo sul quaderno ma alla maniera di Pezzettino ossia con tanti pezzetti colorati. Ognuno di loro sceglie due colori (suggerisco di pensare ai ritmi cromatici fatti nel quaderno di matematica utilizzando solo due colori) che dovranno essere incollati sul foglio come in un mosaico. Libertà di forma e disposizione cromatica delle tessere, dovranno immaginarsi come se fossero fatti di tanti pezzetti. Mentre ritagliano, compongono e incollano proietto alla LIM il video-racconto di Pezzettino. Il video piace così tanto che mi chiedono di vederlo più volte 🙂 Dopo aver composto con le tessere se stessi fatti a pezzetti chiedo di disegnarsi come si percepiscono nella realtà ed emergono nella bellezza del loro schema corporeo fatto proprio a puntino.

Continuiamo a giocare con lo schema corporeo in palestra e procediamo a scoprire il nostro corpo anche in scienze lavorando sui cinque sensi in riferimento al nostro corpo. Così, nell’attività sul quaderno “Con il mio corpo”, ognuno ha disegnato se stesso e indicato gli organi che ci consentono di percepire la realtà con i sensi. Ecco alcune immagini in cui si nota come abbiamo interiorizzato bene lo schema corporeo a poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico.

Questo tipo di attività continuerà per tutto l’anno scolastico e ci aiuterà a familiarizzare con linee, forme, proporzioni e non solo: ci consentirà di giocare con la fantasia. Un esempio? La nostra lezione di arte e laboratorio creativo TEMA HALLOWEEN. Cosa abbiamo combinato? Sicuramente ci siamo divertiti con alcuni schemi corporei un po’ particolari… diciamo “mostruosi”. Ecco come abbiamo fatto.

  1. Lettura del racconto “Niente bambini per Maria Mangrofa”  dall’albo illustrato Adottamostri e discussione guidata sulle paure.
  2. Disegno del mostro più mostruoso che ci aiuta a scacciare via “i nostri mostri interiori” ossia ciò che ci fa paura.
  3.  Gioco del Mostro Numerico!

Il libro ADOTTAMOSTRI raccoglie una serie di storie in cui folletti, streghe, animali fatati, mostri, orchi raccontano un’isola dove tradizioni millenarie si confrontano con mirabolanti modernità. Quest’isola è la Sardegna. I racconti “costruiscono una ragnatela dell’immaginario fatta di invenzione e memoria, recupero del passato e desiderio di trasformazione. Il libro nasce dalla convinzione che leggere e narrare, stimolando l’immaginazione e la creatività, costituisca un momento fondante del processo di crescita”. Ci immergiamo nella settimana che precede la festa di Halloween, molto amata dai bambini, con un’attività divertente e stimolante. Spiego che leggerò loro uno dei tanti racconti del libro ADOTTAMOSTRI perché anche nella nostra isola, la Sardegna, sono sempre esistite storie di paura animate da personaggi mostruosi e terrificanti. “Queste storie antiche, che prima venivano raccontate dalle nonne e dai nonni accanto al fuoco, sono arrivate sino a noi grazie a questo libro che ce le narra in maniera nuova e… divertente. Per cominciare vi leggerò la storia di un’orchessa che mangiava i bambini… Maria Mangrofa“. Creo l’atmosfera giusta e inizio il racconto. Mi diverto a fare la voce cattiva dell’orchessa, il vocione del marito pigrone e anche la vocina del bambino. Loro ascoltano concentrati e forse un po’ impauriti e preoccupati per la sorte del bambino catturato dai due orchi… sino a quanto, grande finale, tutto finisce bene e tiriamo un sospiro di sollievo! Raccolgo un po’ le impressioni di tutti e poi sondo il terreno: avete avuto paura? cosa avreste fatto al posto del bambino? – Rispondono e raccontano sino a che domando loro “Ma voi, di cosa avete paura?“. Inizialmente restano in silenzio. Ammettere le proprie paure davanti a tutti non è semplice così spiego loro che avere paura è normale e che, anzi, a me fanno proprio paura le persone che dicono di non aver paura di niente. Perché le paure, talvolta, ci aiutano. Sì, ci aiutano a stare attenti, a non prendere decisioni improvvise senza pensare alle conseguenze. Rassicurati dalle mie parole prendono coraggio. Qualcuno dice di aver paura del fuoco o della corrente elettrica. Raccontano la loro esperienza e spiegano il motivo della loro paura. Comprendiamo che quella paura, in fin dei conti, li tiene lontani dal pericolo. Discutiamo insieme e ci confrontiamo. Molti hanno invece paura del buio e a questo punto ognuno trova un rimedio per avere meno paura: mettere una lucina nella cameretta, dormire con un pupazzo che infonde coraggio… Ognuno di loro prende la parola, racconta, trova rimedi, condivide. Sapere di non essere soli nel provare paura è di grande conforto. Dopo questa lunga discussione osserviamo le illustrazioni del racconto appena letto soffermandoci sullo stile dell’illustratrice e infine cercando di trarne ispirazione. Ma come e perché? Per disegnare un mostro scaccia paure! “Ognuno di voi pensi alla propria paura e disegni con le matite colorate un grande mostro, a tutta pagina, che combatta la vostra paura! Anzi, che faccia paura alla vostra paura tanto da farla scappare!!!”. Così, muniti di matite colorate e tanta fantasia si mettono all’opera e piano piano le pagine bianche si colorano di rosso sangue, nero della notte, occhi famelici, corpi mostruosi. Colorano in maniera frenetica dando sfogo alla voglia di far scappare via la paura e alla fine facciamo una bella sfilata di mostri! Li fotografo e li proietto alla LIM. Ognuno di loro racconta il proprio mostro e spiega quale paura deve scacciare. Ecco alcuni dei tanti disegni

  

Scacciate via le paure arriva il momento del gioco divertente: siete pronti per il mostro numerico? Distribuisco i fogli bianchi e chiedo di tirar fuori i pennarelli, ci serviranno per tracciare le linee e non per colorare. “Il compito qual è? Disegnare un mostro ma stando attenti a quanto deciderà il dado!” Sono molto curiosi, cosa c’entrerà il dado? Collego l’iPad alla LIM e mostro loro un’app che ci consentirà di effettuare un lancio del dado per la scelta di un numero da 1 a 6. Ma a cosa ci serviranno i numeri? Per disegnare il mostro. Infatti il nostro mostro, che faremo insieme – ognuno nel proprio foglio scegliendo i colori preferiti ma tutti nello stesso momento seguendo le indicazioni del dado – dovrà avere una testa, gli occhi, il naso, la bocca, il corpo, le braccia e le gambe MA in quantità diverse rispetto a quelle che abbiamo noi! Proviamo. “Scegliete un pennarello”. Chiamo un bambino alla LIM per far rotolare il dado ed esce il numero 1. “Ok, ci è andata bene… il mostro dovrà avere una testa. Disegnatela… ma grande… perché non sappiamo ancora quante bocche, occhi e nasi dovrà avere!”. Il secondo bambino lancia il dato ed esce il numero 5. “Il nostro mostro avrà 5 occhi!”. E così via estraendo numeri, scegliendo colori e ridendo saltan fuori i nostri mostri. Decidiamo che il corpo sarà sempre uno ma capitano 6 braccia, 3 gambe, 3 nasi! Proviamo alcune volte e le risate sono assicurate. Cosa c’è di buffo? Che sappiamo bene che gli occhi sono due ma se ne saltan fuori di più fanno proprio ridere!

Ecco qualche mostro della Prima C

 

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