#CLASSEPRIMA SCIENZE (7). Per fare un frutto… dal seme alla piantina

Dopo aver compreso la differenza tra viventi e non viventi e scoperto i due grandi regni (animale e vegetale) possiamo finalmente entrare nel vivo delle scienze. Questo significa:

1) osservare ciò che ci circonda e porsi domande;

2) ipotizzare risposte partendo dall’esperienza e dalla conoscenza maturata sinora;

3) operare i primi ragionamenti, causa ed effetto ad esempio, e comprendere quanto tutto sia estremamente collegato in un equilibrio fragile ma perfetto.

Per un ingresso scoppiettante ho deciso di sfruttare la nuova stagione e con la primavera alle porte, carica di nuovi colori e di vita a portata di occhi, ho pensato di concentrare le nostre scoperte-riflessioni al regno dei vegetali.

Il nostro viaggio è iniziato dalle loro conoscenze ed esperienze. In effetti in questo anno scolastico abbiamo tanto parlato dell’albero durante le nostre lezioni di arte e il nostro esordio alla scuola primaria è stato proprio con il percorso sulla foglia che abbiamo sviluppato nei mesi autunnali con attività ad hoc. In questi mesi l’albero è stato il nostro compagno di storie ed avventure quindi, quando in questi giorni ho chiesto loro di pensare all’albero e alle sue parti, non hanno avuto alcuna difficoltà ad entrare nell’argomento. “Come ogni essere vivente anche l’albero è formato da parti diverse ed ognuna di esse, lo scopriremo, ha una funzione specifica. Funzione specifica significa che ogni componente svolge un ruolo ben preciso, serve a qualcosa. Proprio come noi esseri umani anche l’albero è formato da parti diverse tra loro. Non ha certamente la testa, o le gambe e neanche l’ombelico ma, l’avrete già capito in questi mesi, ne ha tante altre. Abbiamo sicuramente notato che mentre con molti animali abbiamo molti elementi in comune (corpo, occhi, bocca, polmoni, gambe…) con le piante questo non accade. Non a caso apparteniamo a regni diversi. Questo non implica che le piante non si nutrano, non respirino o non si adattino all’ambiente. Lo fanno semplicemente in maniera diversa“. Avviamo una discussione sulle parti del nostro corpo e la loro funzione specifica a partire dagli organi di senso, che abbiamo esplorato in lungo e in largo, ma provando a ipotizzare anche la funzione dello stomaco, dei polmoni, delle gambe. Poi spostiamo la nostra attenzione agli animali: in questo caso ci guida l’esperienza e le conoscenze pregresse che abbiamo. Nei prossimi cinque anni avremo modo di scoprire tutte le caratteristiche specifiche di alcuni animali… ma anche delle piante (per approfondimenti sulle attività future digita LE PIANTE nel motore di ricerca presente nel mio sito alla home). Per questo giro si inizia con le piante e poi, tra fine aprile e maggio sarà la volta degli animali. Dopo aver richiamato la loro curiosità e attivato la voglia di partecipare, raccontare, condividere le loro conoscenze, proviamo ad elencare le parti della pianta. Mano a mano che vengono menzionati il tronco, i rami, le radici e le foglie cerco di stimolare la domanda chiave: a cosa servirà? Beh, le radici tengono ben ancorata al terreno la pianta (ma faccio presente che alcune piante hanno radici capaci di stare in acqua) e, anticipo, servono a trarre sali minerali dal terreno per il suo benessere vitale. Il tronco ha il compito di sorreggere la pianta e le sue parti e dal suo corpo centrale si espandono verso il cielo i rami. Abbiamo visto, in arte, che possono esserci tanti tronchi diversi come altrettanti rami: per alcune piante si tratta di una gara verso l’alto per riuscire ad accaparrarsi più sole possibile. Abbiamo già parlato (a mo’ di chiacchierata) dell’importanza del sole per le piante. Il sole è la fonte di nutrimento principale per loro. Con la fotosintesi clorofilliana, argomento che approfondiremo bene ma non quest’anno, le piante compiono una vera “magia”: trasformare l’energia del sole in nutrimento, per l’esattezza in sostanze zuccherine. Ecco che dai rami spuntano infatti le foglie che sono come dei veri e propri pannelli solari capaci di immagazzinare tanta energia solare utile per i processi di fotosintesi e nutrimento della pianta stessa. La pianta, a differenza degli animali, si nutre autonomamente… è autotrofa: produce da sé il proprio nutrimento ossia non si nutre di altri esseri viventi (come facciamo noi animali). In questo suo modo di nutrirsi utilizza energia pulita (il sole) e ripulisce anche la nostra aria. Il processo che svolge viene fatto con l’utilizzo di anidride carbonica ed eliminazione di ossigeno (durante il giorno… ossia quanto splende il sole nel cielo). Ecco che le piante, nel loro ciclo vitale, regalano a noi la vita: senza ossigeno infatti noi non potremmo di certo popolare questo pianeta.

Approfondiamo questo discorso, che verrà sviluppato negli anni (e nei miei articoli passati trovate veramente dei percorsi pensati proprio per far riflettere su questo aspetto importantissimo), parlando del legame fondamentale tra esseri viventi. La nostra vita sulla Terra infatti dipende dai legami stretti che abbiamo con gli altri esseri viventi ma anche con gli elementi della natura (aria, acqua e terra): se dovesse venire a mancare un elemento di quella che chiameremo poi CATENA ci renderemmo conto che anche la nostra vita potrebbe essere compromessa. Proviamo ad immaginare un pianeta senza piante, cosa accadrebbe? I bambini rispondono che non ci sarebbe ossigeno sufficiente per respirare (questo aspetto li aveva molto colpiti quando se ne parlò mesi fa) e poi… non avremmo frutta e verdura. Allora chiedo loro che fine farebbero gli animali. Convengono che anche loro non avrebbero di che vivere senza ossigeno e senza cibo. E anche noi, essendo animali, non avremmo nessuna possibilità di sopravvivenza. “Ma badate bene, anche le piante hanno bisogno degli altri esseri viventi… e oggi inizieremo a scoprirlo“.

Approfittiamo della primavera. 

Avete visto che qualche giorno fa ho preso dalla mensa una mela e un kiwi. La mia idea è quella di prendere i semini di questi frutti e provare a metterli nel terreno, in un vasetto che terremo in aula, per vedere che succede. Insieme a questi frutti proveremo anche a far germogliare un seme di avocado e dei semini di basilico. Questo è il periodo migliore per fare questi esperimenti. Secondo voi perché ?“. I bambini e le bambine sono molto curiosi e non vedono l’ora di iniziare la semina. Costantino alza subito la mano e risponde che questo è il periodo migliore perché sta arrivando la primavera. “Proprio così. In primavera la natura si risveglia! Guardiamoci intorno: avete notato in città il germogliare delle prime foglioline nuove? avete osservato come gli alberi, che hanno riposato per tutto l’inverno, si sono già messi all’opera?” Raccolgo le loro osservazioni e la maggior parte di loro ha captato dei cambiamenti. “Avete visto che nel nostro cortile, in questo periodo, c’è una polverina gialla che si deposita qua e là? Se guardiamo dalla finestra (e tutti si precipitano a guardare) notiamo che i pini qui davanti si sono colorati di piccole e strane macchie di giallo: sono i fiorellini che rilasciano nell’aria il polline. Il polline, una polverina gialla leggerissima, permette alla pianta di iniziare il suo processo riproduttivo“. Sono molto affascinati dal discorso che per ora non verrà ovviamente approfondito ma provo a spiegare semplicemente chiamando in causa le loro conoscenze. Tornando alle parti della pianta abbiamo sino ad ora menzionato radici, tronco, rami e foglie ma “siamo tutti d’accordo che anche i fiori fanno parte della pianta?“. Certamente sì, fanno loro. Anche se i fiori non ci sono sempre essi hanno un ruolo fondamentale: aiutano la pianta a riprodursi. Anche i fiori hanno una loro funzione. “Sapete che le prime piante che popolarono la Terra milioni di anni fa non avevano fiori? Poi le piante, piano piano, si trasformarono in un processo evolutivo molto lento e iniziarono a produrre i fiori. Fu una vera e propria gara per produrre i fiori più belli e dai colori sgargianti, coi profumi più invitanti. Ma per chi e perché?” Domanda di qua e domanda di là riesco a farli arrivare ad una deduzione logica: per richiamare l’attenzione delle api. “Le api, ma anche altri insetti che volano di fiore in fiore, aiutano la pianta a trasportare il polline da un fiore all’altro consentendo la riproduzione. Le piante usano strategie diverse ma molte di loro fanno proprio affidamento sugli insetti. In primis le api, che svolgono questo lavoro in maniera organizzata e meticolosa, ma anche altri insetti volanti. Ecco perché le api sono così importanti per tutti noi. Senza di loro molte piante non potrebbero riprodursi e questo creerebbe dei grossi problemi per tutti“. Sono molto colpiti e così ci soffermiamo a parlare di api e della loro importanza. Iniziamo a comprendere come ogni singolo essere vivente sia importante e abbia un ruolo fondamentale per la vita del nostro pianeta. “Ecco perché dobbiamo prenderci cura delle api. Ultimamente sono diventate una specie a rischio“.  Proviamo a ragionare su ciò che potrebbe accadere con la scomparsa delle api e ci rendiamo conto che sarebbe un grosso problema per moltissimi esseri viventi. Noi inclusi. Mi riprometto di cercare il film d’animazione “Bee Movie” da vedere insieme a scuola. In questo simpatico cartone animato infatti accade qualcosa che mette a repentaglio la vita, e il lavoro delle api nel nostro Pianeta, e ad un certo punto l’equilibrio del sistema viene stravolto a tal punto da poterne osservare le conseguenze.

Per fare tutto ci vuole un fiore.

Così scriveva Gianni Rodari e cantava Sergio Endrigo. Ricordate la famosa canzone?

Ecco, in effetti dal fiore siamo partiti… ma poi? Beh, dal fiore si svilupperà il frutto dando così il via al ciclo vitale della pianta (perché è lì che voglio arrivare!… Beh, sarebbe stato più semplice aprire il quaderno e far disegnare direttamente il ciclo vitale, no? Certamente più veloce ma scientificamente e didatticamente meno utile!). Quindi la pianta si presenta la mondo con fiore dal quale si sviluppa un bel frutto. Per ora loro penseranno al frutto e immagineranno quelli che mangiano ogni giorno e va bene così. Abbiamo tanto tempo per approfondire negli anni che “si fa presto a dire frutto”. Intanto ci concentriamo su quanto conosciamo e possiamo toccare con mano (che è quello che faremo in questa lunga lezione da tre ore). Segue la mia narrazione. “Quindi le piante iniziarono a generare i fiori e finalmente iniziarono a produrre anche i primi frutti. Inizialmente non erano così buoni e succulenti… ma quando le piante si resero conto che i frutti venivano scelti e mangiati da alcuni animali… allora fecero di tutto per renderli più buoni. Dentro il frutto infatti c’è qualcosa di prezioso: il seme. Ma perché il seme è così importante?” Costantino alza la mano (credo che ci sia un futuro botanico nella mia classe) e risponde con sicurezza “Perché dal seme potrà nascere un’altra piantina!“. Infatti è proprio il semino che contiene al suo interno un piccolo e prezioso germoglietto che deve ancora nascere e darà vita ad una nuova piantina. Un bambino alza la mano e pone la classica domanda: ma se mangio per sbaglio un seme… mi può crescere una piantina in pancia? Alcuni dicono di no e allora chiedo perché. Mattia risponde che la pancia non è l’ambiente giusto per far nascere una piantina. Esattamente! Di cosa ha bisogno una piantina per crescere? Rispondono: acqua, terra e anche il sole. Nella nostra pancia mancano tutti questi elementi importanti (l’acqua ci sarebbe ma quella la prendiamo noi e poi da sola l’acqua non basta). “Nel mio armadio ho da alcuni mesi dei semini di basilico. Sono al buio, non hanno acqua e sono riposti dentro una bustina sigillata. Non sono diventati piantine proprio perché non si trovano nella condizione ottimale per poter germogliare. Badate bene che molti semi aspettano mesi e anche anni prima di poter germogliare se prima non trovano la condizione adatta per poterlo fare!

I segreti del seme. 

Ma torniamo al nostro semino mangiato per errore. Diciamo che è un seme di… anguria. La polpa del frutto viene utilizzata dal nostro organismo: è ricca d’acqua, vitamine e sali minerali. Ma il seme? Quello non viene digerito e neanche trasformato quindi non serve. Il nostro corpo lo elimina. Come?” Facendo la cacca… ridacchiano! “Beh, proprio così. Badate bene: se noi facessimo la cacca con dentro il semino… in campagna, su un bel terreno ricco di sostanze nutritive e ben irrigato, quel semino potrebbe, a quel punto, germogliare. Avrebbe finalmente le condizioni adatte per dar vita ad una piantina!”. Approfondiamo il discorso: pensiamo agli uccelli che mangiano i frutti pieni di semini, volano via e dopo aver digerito il cibo, in volo… cosa fanno? Esattamente quello che state pensando. Quelle feci piene di semini finiranno sul terreno, lontano dalla pianta madre, e daranno vita ad altre piantine. Molti animali aiutano le piante a far “nascere” altre piantine lontano da loro per questo motivo diverse piante producono frutti gustosi e succulenti. In questo modo i semi portati lontani avranno migliori condizioni di vita e di sviluppo. I semi caduti sotto la pianta madre potrebbero non avere sostanze nutritive sufficienti oppure, essendo all’ombra della madre, potrebbero non godere del sole necessario. Parleremo moltissimo di semi e delle diverse caratteristiche: semi che volano grazie a magici congegni, semi che galleggiano per chilometri e chilometri, semi piccoli e semi grandissimi. Per approfondire questo discorso affascinante vi consiglio di andare a vedere questi miei suggerimenti di lettura da cui io ho tratto, negli anni, grandissime fonti di ispirazione per le mie lezioni. 

Nello specifico iniziamo quindi a parlare del seme e per farlo, dopo un’ora di discussione, racconto ciò che faremo insieme con i semini dei frutti che ho portato in classe. “Dopo andremo alla scoperta di questi tre frutti e cercheremo di ricavare i semi che ci serviranno per provare a far nascere le piantine”. Beh, non vedono loro di iniziare il percorso. Ma prima vediamo un breve filmato per capire cosa accade al seme (quello di avocado, nel nostro caso) quando viene piantato. Il filmato è semplice ma mi consente di mostrar loro: un processo di crescita (dove possono osservare anche le parti della piantina a partire dal frutto, poi seme ecc); le azioni da mettere in atto per mettere a dimora una piantina.

Il ciclo vitale di un avocado. 

Dopo aver visto il contenuto multimediale andiamo sul quaderno e riassumiamo con le immagini e con alcune parole chiave quanto emerso dalla nostra discussione, quanto osservato nel video e ciò che abbiamo evidenziato nelle lezioni precedenti sul ciclo vitale. In questo caso ci si concentrerà di più sull’aspetto delle nascita e della riproduzione. Costruiamo questo schema e lavoriamo approfondendo pezzo per pezzo.

L’attività sul quaderno ci consente di fissare i concetti chiave acquisiti e riassumere brevemente quanto speriamo di poter osservare insieme in aula nei prossimi mesi. “Non diamo che scontato che dai nostri semi nasca una piantina perché non possiamo averne la certezza. Prima di tutto dobbiamo avere pazienza e saper aspettare, poi dobbiamo prenderci cura del nostro semino. Ma non è detto che il germoglietto voglia venir fuori. Noi ci proviamo. Proprio per questo cercheremo di piantare diversi semini e vedere che succede“. A lavoro ultimato facciamo una piccola pausa, è l’ora della ricreazione. Mentre loro mangiano io dispongo sulla cattedra i tre frutti: una mela gialla, un kiwi e un avocado coltivato in Sardegna (quindi a chilometro zero). Iniziano ad osservare le caratteristiche dei tre frutti.

Una ricreazione speciale. 

Quando finiscono di mangiare ci trasferiamo in cortile per la consueta pausa gioco all’aria aperta. Ma questa volta i loro giochi sono diversi: è un continuo “Maestra guarda cos’ho trovato” – “Maestra, ma questo è il fiore del pino?” – “Maestra, sto raccogliendo tanti semini… di quale pianta saranno?”. Beh, la lezione ha fatto proprio centro: occhi attenti, spirito di osservazione e scoperta, domande e ricerca. Sono soddisfatta. Trovano di tutto: foglioline appena spuntate, semini di diverso tipo, fiorellini e tracce di polline. Presi dalla gioia qualcuno propone “Rifacciamo Mister foglia!!!!” il simpatico personaggio che avevano creato in autunno mettendo insieme le foglie secche trovate in giardino. Ma il tempo è tiranno e la frutta sopra la cattedra ci chiama: è ora di osservare e toccare con mano i nostri semini! Alla lavagna mostro alcune immagini delle piante di mela, kiwi e avocado. Notiamo le differenze e osserviamo le diverse parti. Ora possiamo concentrarsi sui frutti.

Dal frutto al seme. 

Sulla cattedra ho i tre frutti, un piccolo tagliere, un coltello, un colino, un cucchiaino, della carta assorbente, una ciotolina. Iniziamo ad osservare la mela: è una golden delicious. “Osserviamo la nostra mela e proviamo a descriverla utilizzando i nostri sensi: è gialla, liscia, profumata, ha una forma sferica, dimensione media“. La pellicola che la riveste si chiama BUCCIA e serve per “proteggere” il frutto: all’interno troveremo la POLPA, di cui andiamo ghiotti, e al centro dei SEMINI. In alto osserviamo un piccolo rametto, è il PICCIOLO che tiene attaccato il frutto alla pianta. Tutti conoscono la mela e sanno che dentro troveremo dei piccoli semini neri, sanno che la polpa è dolce e consistente, sanno anche esistono vari tipi di mela (rossa, verde, rosata, grande, piccola). Proviamo ad aprirla dividendola in due parti uguali: al centro osserviamo la disposizione dei semi e con attenzione li estrapoliamo dalla polpa. Ne troviamo otto, sono piccoli, allungati e neri.  Adesso concentriamoci sul kiwi. Conoscono anche questo, in mensa lo abbiamo mangiato più volte. Solitamente lo dividiamo in due parti e lo mangiamo con il cucchiaino a mo’ di scodellina. I semini sono così piccoli che li mangiamo senza problemi. Mentre quelli della mela li leviamo… quelli del kiwi siamo costretti a mangiarli perché son difficili da separare dalla polpa. Osserviamo le caratteristiche della buccia e notiamo che sono molto diverse da quelle della mela: “Questa buccia è pelosa – dice una bambina – marroncina e ruvida“. La forma del kiwi, continuiamo, è un po’ allungata rispetto a quella della mela e la dimensione è più piccola. Non abbiamo il picciolo ma possiamo capire dove si trovava: ci sono delle piccole foglioline secche e marroncine. Sbuccio il frutto e lo divido a metà osservandone la disposizione dei semi: questa volta sono piccolissimi, sempre al centro, e moltissimi. Non possiamo contarli e per toglierli mi devo aiutare con il colino. Con il cucchiaino prelevo una porzione di polpa e lo sistemo nel colino. Premendo e setacciando, aiutandomi anche con un po’ d’acqua cerco di eliminare la polpa che va a finire nella ciotolina: è molto acquosa rispetto alla polpa della mela che è più consistente. Questo l’abbiamo notato tante volte anche quando mangiamo i due frutti. Sistemo con delicatezza i semini ripuliti e asciugati con la carta assorbente su un foglietto e li mostro a tutti loro. A questo punto prendo il grosso avocado: molti di loro non l’avevano mai visto e solo una bambina l’ha mangiato diverse volte. Intanto faccio presente che la varietà che ho portato in classe è diversa da quelle che di solito troviamo al supermercato: questo avocado viene coltivato in Sardegna in un paese vicino a Cagliari. A differenza dei soliti avocado (ma ce ne sono di tante varietà comunque) che hanno la buccia verde, liscia e lucida, questo ha la buccia più ruvida, quasi rugosa, e più scura. Il nostro è molto maturo quindi sembra quasi marrone-violetto. Passo da i banchi per far toccare loro la buccia. Sono molto curiosi. Osserviamo anche il picciolo: è molto grosso e, a differenza di quello della mela, si leva subito. Ma passiamo all’azione: “Per aprire l’avocado devo procedere in questo modo – racconto mentre eseguo l’operazione – tagliandolo a metà per la lunghezza e facendo attenzione a non schiacciare tanto perché al centro è sistemato un grosso seme“. Ecco la prima differenza con gli altri frutti osservati: un solo seme e bello grosso.  Una volta sezionata buccia e polpa faccio ruotare in senso inverso le due parti e zac… si apre svelando, al centro, il grosso seme. Un “ohhhh” di meraviglia mi fa capire che sono rimasti colpiti. Osserviamo la polpa: è molto compatta e giallina con i bordi verdolini. Il seme al centro è lucido, liscio e marrone. Sono sempre loro che descrivono ciò che vedono e non io. La mia funzione, in questa fase, è quella di riassumere le loro osservazioni e fare domande mirate. Con cura cerco di tirare fuori il seme e passando tra i banchi lo faccio toccare a tutti. All’interno del seme c’è un piccolo “embrione” che potrà dar vita ad un germoglio che diventerà piantina. “Prima questo seme era al sicuro protetto dalla buccia, come una corazza, e dalla polpa che lo avvolgeva con cura tenendolo al calduccio e al sicuro dagli attacchi esterni. Come un piccolo embrione che diventerà un bambino o una bambina nella pancia della mamma: lì il piccolo è al sicuro e ha tutto ciò che serve per crescere. Quando il piccolo sarà pronto potrà uscire dal ventre materno e anche il semino, quando sarà pronto, darà alla luce un piccolo germoglio“. “Adesso maestra non è più al sicuro allora” – “Beh, saremo noi a prendercene cura… proteggendolo e fornendogli tutto ciò di cui ha bisogno per poter crescere“. Sistemo il seme ben pulito dentro un panno umido: è meglio levare delicatamente la pellicola scura che avvolge il seme per facilitare l’uscita del germoglio. Se trova difficoltà a spaccare da solo la pellicola potrebbe impiegare dei mesi prima di germogliare così gli diamo una mano. “Adesso lo sistemiamo in questo giaciglio, ben chiuso e al buio… e tra qualche giorno proveremo a levar via delicatamente la pellicola e poi provare la messa a dimora“. Nel nostro caso, come osservato nel video, proveremo con la coltura in acqua. Cercherò di documentare tutto fotograficamente nelle prossime settimane. Questa volta, presa dalla foga del momento, ho dimenticato di scattare le foto dei passaggi (anche se me l’ero ripromessa!!!!). I semini della mela e del kiwi invece li pianteremo nel terriccio come quelli del basilico (acquistati appositamente).

Con facilità levo via la buccia, a differenza di mela e kiwi non devo usare il coltello ma sfilare con le dita. Taglio un pezzettino di polpa di avocado e, mettendola dentro una ciotolina, passo tra i banchi per far sentire loro la particolare consistenza di questo frutto: è molto compatta ma morbida, liscia e scivolosa quasi a sembrare burro, non ha un odore intenso. Con le dita toccano, afferrano, schiacciano. Sono molto curiosi. Se non ci fossero state le regole imposte dal protocollo anti-covid avrei fatto pure assaggiare loro qualche pezzetto. Alcuni sono molto curiosi. “Ma perché in mensa non ce lo danno mai?” chiede qualcuno. Spiego loro che l’avocado è un frutto molto caro perché ha bisogno di particolari cure e, spesso arriva da molto lontano. Inoltre non ha un sapore particolare e deciso come altri frutti. Insomma, l’avocado non si  mangia come potreste mangiare una mela. Solitamente si abbina ad altro: salmone, insalate… Si spalma come se fosse burro. Questo perché è un frutto ricco di grassi buoni che fanno bene all’organismo e, non essendo particolarmente saporito, per esser mangiato viene spesso abbinato ad altro.  Sono certa che molti di loro chiederanno di acquistare un avocado, suggerisco di scegliere quelli sardi in modo da rispettare l’ambiente.

La nostra ricca lezione di scienze (durata quasi tre ore) si conclude così. Sistemiamo i nostri semi in un luogo sicuro e settimana prossima continueremo il lavoro. Prima di tutto ci occuperemo della semina (facendo riferimento a passaggi e materiali utili per farlo quindi operando trasversalmente anche in tecnologia) e continueremo a parlare delle parti della pianta e, nello specifico, del frutto. Per riassumere quanto scoperto proporrò questo disegno e poi chiederò a ciascuno di descrivere con parole chiave ciascuna parte (com’è la buccia? com’è la polpa? com’è il picciolo? e il seme?).

Le parti dell'avocado

A casa, chiederò di analizzare un altro frutto: disegnarlo come da schema sopra e descriverne le caratteristiche con parole semplici. Proporrò anche il classico esperimento con il fagiolo o le lenticchie nel cotone bagnato. Tutti i passaggi sono presenti nel nostro libro di testo quindi per ognuno di loro sarà facile sperimentare a casa.

Il nostro lavoro continuerà per tutto il mese di marzo e aprile. Seguitemi per non perdere gli aggiornamenti del nostro percorso.

 

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